19 ottobre
Essere chiamato
La chiamata di Dio è continua: Egli chiama sempre!
Ma ci sono dei momenti caratteristici di questo appello divino, momenti che noi segniamo nella memoria o sul taccuino e che non dimentichiamo più.
Abramo non dimenticò più quella chiamata: < Esci dalla tua terra, dalla tua gente, dalla casa del padre tuo e vieni nella terra che io ti additerò» (Gn 12, 1). Difatti uscì dalla sua terra e seguì la voce. < Abramo aveva 75 anni quando lasciò Harran. Prese con sé Sarai sua moglie, Lot figlio di suo fratello, tutti gli averi che possedevano e le persone che si erano procurate in Harran ed uscirono diretti alla terra di Canaan» (Gn 12, 4‑5).
La vocazione per l'uomo sulla terra è un momento di luce, è un improvviso chiarore nella notte, uno squarcio nella nebbia, una stella tra le nubi, il faro sul mare in tempesta.
Dopo la sua apparizione si sa da che parte andare. C'è qualcuno che si preoccupa di sapere il modo con cui il Signore parlò ad Abramo o a san Francesco. Vana preoccupazione: tanto non se ne saprà mai nulla. Dio appare a ciascuno secondo il modo adatto per far capire quel che vuole, e a Lui non mancano i mezzi. A Maria apparve con la figura dell'angelo, a Giuseppe parlò in sogno, a Mosè nella fiamma inestinguibile, a Elia come brezza dolcissima dietro le spalle.
Ciò che conta è che parli, e che l'anima ascolti, capisca.
Del resto, se non fosse Liti a parlare, qual voce giungerebbe alla nostra spaventosa solitudine? Se non fosse Lui a chiamare, chi ci toglierebbe dal nostro nulla? La nostra fede poggia sulla certezza che Dio ci cerca, che rompe per primo il nostro isolamento per condurci là dove Lui vuole, per creare la nostra felicità, realizzare il nostro fine, saziare la nostra sete.