23 novembre
Il dono della libertà
San Giovanni, nel suo Vangelo, parla di un chicco di grano che muore nella terra per dare abbondante frutto.
Spunta un piccolo stelo, che continua a crescere fino a divenire un forte supporto, di un metro circa, alla spiga che si sviluppa dopo, alla fine.
La morte del chicco è la fase terrena, la crescita dello stelo è il purgatorio, dove il cammino prosegue, e il Regno è la tappa definitiva che continua senza più sosta nell'eterno di Dio.
È l'esodo che ci porta alla liberazione.
È una maturazione lenta, cosciente, dell'uomo nato nella schiavitù del suo limite; maturazione che lo rende deciso a liberarsi di tutti i faraoni che sono in lui, e che lo dominano per mezzo del peccato, la sintesi del vero male che regna nel mondo.
E' un impegno non semplice; non facile, ma estremamente importante perché è in gioco il più grande dono che Dio ha fatto all'uomo dopo il dono della vita eterna: il dono della libertà.
L'uomo è fatto per essere libero, l'uomo è fatto per la libertà perché solo nella libertà può esprimere la pienezza, la verità e l'amore che sono la sua esigenza fondamentale.
La libertà è la gloria dell'uomo, è la terra su cui mette i piedi da vincitore, è lo spazio infinito della sua dignità di figlio di Dio.
Finché non è libero non può essere figlio ma solo schiavo.
Finché non è libero è alla mercé delle forze occulte, vive nel caos, nell'irrazionale dell'inconsistente e della morte.
Con la libertà è in gioco la dignità dell'uomo, la sua forza per proseguire il cammino verso la Terra promessa, il significato del divino in lui, la speranza di giungere alla meta.