9 febbraio 2014

Rinuncia nell'amore

 La rinuncia non è che un'intelligente accettazione della morte e delle sue conseguenze, prima ch'ella arrivi. Le mie case, i miei beni, la mia eredità, invece di abbandonarli allora, all'ultimo momento, forzatamente, li abbandono ora e mi considero già figlio del Padre e vivo di conseguenza. Tutti i beni miei li sacrifico volontariamente attestando con questo gesto la mia fede nell'altra vita e negli altri beni.

I «Nulla» di san Giovanni della Croce mi aiutano:

Nulla

ai beni della terra,

ai propri giudizi,

ai propri meriti,

alle stesse grazie,

a se stessi.

Su questa strada si giunge al cammino della croce e alla crocifissione dell'io. Te ne verrà il seppellimento con Cristo, preludio della risurrezione con Lui per sempre.

La vita spirituale è dunque un cammino. Ha quindi bisogno di una guida che ci riveli il Padre in due fondamentali istanti della vita dell'umanità. «Ecco il mio Figlio diletto. Ascoltatelo» (al battesimo e al Tabor: cf. Mc 9, 7).

Ma tale guida la si scopre nella fede, come Pietro, e la si segue nell'amore: questo è il primo comandamento.

Il destino dell'uomo non è più il possesso della terra ma il possesso del Cielo. Dopo la sua elevazione allo stato sovrannaturale, le vigne, i campi, le case lo devono interessare sempre meno in quanto la visione dei beni celesti diventa sempre più evidente. In questa progressiva maturazione che ha per posta la rinuncia, tutto l'umano si scolora dinanzi all'intensificarsi del fulgore divino . Il figlio di Dio punta sull'eredità del Padre.

Quali interessi possono presentare i beni mortali?

indice Carlo Carretto 2003