5 luglio 2015

Predestinati

Dio è mio padre.

Queste semplici parole sono la proclamazione della più importante profezia che riguarda l'uomo e la riposta a tutti gli interrogativi posti al mistero della vita rivelatasi su questo piccolo pianeta chiamato Terra.

Tale profezia aleggia su tutta la creazione, risponde a tutti i quesiti, placa ogni sete, riempie ogni speranza, giustifica ogni attesa, illumina l'oscurità: dice chi è l'uomo.

Chi crede in essa è nella luce, chi non crede resta nelle tenebre.

Chi spera in essa è nella gioia, chi non spera in essa è nell'angoscia.

Chi ama essa è nella vita, chi non l'ama è nell'ombra di morte.

Quale significato può avere la vita dell'uomo sulla terra se tale vita non sfocia nell'eterna vita di Dio?

Quale significato può avere la paternità dell'uomo se il suo destino è il nulla?

Forse che la logica della vita si conchiude nella morte? Forse che la gioia della luce chiude il suo sipario sulle tene­bre eterne?

Forse che il fuoco dell'Amore si spegnerà nell'abbraccio col gelo infinito del limite?

No!

Il cuore del povero l'ha sentito da sempre e nella profezia della paternità di Dio, così ben espressa da san Paolo nella lette­ra agli Efesini: «Ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi» (1, 5), ha posto la sua forza di vivere, il suo coraggio di attendere.

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