8 novembre 2015

Amore per il Padre e per i fratelli

Il deserto è fatto apposta per la maturazione. Voler negare il deserto significa negare la dimensione verticale dell'esistenza, il rapporto con Dio, la necessità di una preghiera prolungata, I'«a tu per tu» col Trascendentale.

Non vorrei che la grande conquista fatta oggi dal cristianesimo di ieri, la gioia di pregare assieme in una liturgia rinnovata, suonasse a detrimento dell'aspetto solitario dell'esistenza.

Non vorrei che l'aver preso coscienza con estremo realismo, come si è fatto oggi tra i giovani e tra molti preti d'avanguardia, che Dio si rivela a noi nell'atto d'amore con cui realizziamo, viviamo, fondiamo la comunità, significasse l'abbandono del più aspro sentiero della preghiera personale che é la sola capace di condurci alla matura piena ..dell''unione con Dio.

Non vorrei infine che l'ubbidienza alla parola stessa di Gesù: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20), ci facesse dimenticare altre parole dello stesso Gesù: «Quando preghi, chiudi la porta della tua camera e prega in segreto il Padre tuo» (Mt 6, 6).

Hanno certo sbagliato coloro che hanno ridotto il cristiane­simo a un fatto personale, ma sbaglierebbero coloro che volessero considerare l'insegnamento di Gesù sotto la sola prospettiva orizzontale.

Il Vangelo si tradurrebbe in un testo di sociologia e perderebbe il suo sale. La verità sta esattamente all'incrocio delle due dimensioni.

Non per nulla il cristianesimo ha per simbolo la croce che, anche materialmente, è la realizzazione, vissuta fino al martirio, dei due amori: quello per il Padre e quello per i fratelli.

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