13 marzo 2016

Il bene rimane

Potremo dire che in Gesù non è il risultato che conta, è il modo di agire, di pensare, di essere.

Il suo messaggio è nel suo modo di fare, di vivere, di parlare. c'è in lui una unità perfetta fra ciò che fa e ciò che dice. Parla della non violenza e lui non è violento.

Parla dell'amore verso i nemici, lui lo vive.

Parla di rispetto per l'uomo anche se peccatore.

Ecco cosa dice sul male che convive col bene, sui cattivi mescolati ai buoni: «Il regno dei cieli si può paragonare ad un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò la zizzania in mezzo al grano e se ne andò.

Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.

Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?

Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo.

E i servi gli dissero: vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.

Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura...» (Mt 13, 24-30).

Questa parabola del buon grano e della zizzania non poteva essere più precisa e semplice per spiegare a me: bisogna che il male coabiti col bene fino alla conclusione.

Avrà l'onore di essere sradicato prima del grano e messo in fastelli per il fuoco che farà di lui cenere.

Al grano buono l'ultima parola.

E inconfondibile il pensiero di Gesù.

Non occorre resistere al male: il male si riduce in cenere da solo, non ha futuro.

Il male si punisce da solo, si autodistrugge.

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