14 agosto 2016

L'ora della resa dei conti

L'uomo che, dopo i primi passi nella vita spirituale, si lancia nelle battaglie della preghiera e dell'unione con Dio, si stupisce dell'aridità del cammino.

Più avanza e più si fa buio intorno a lui; più cammina e più il tutto gli diventa amaro. Deve addirittura, per avere un po' di conforto, richiamarsi alle gioie antiche, a quelle dei primi passi, quelle che Dio gli donava per attirarlo a sé.

A volte è perfino tentato di gridare: «Ma Signore, se Tu ci aiutassi un po' di più, avresti più seguaci alla tua ricerca».

Ma Dio non ascolta tale invocazione; anzi, al posto del gusto, aggiunge noia; e invece della luce mette le tenebre. Ed è proprio là, a metà del nostro cammino, che non sappiamo se andare avanti o indietro; meglio... sentiamo di andare indietro. Ma solo allora incomincia la vera battaglia e le cose si fanno serie. Sì; si fanno serie, innanzitutto perché si fanno vere. Incominciamo a scoprire ciò che valiamo: nulla, o poco più. Credevamo, sotto la spinta del sentimento, di essere generosi; e ci scopriamo egoisti. Pensiamo, sotto la falsa luce dell'estetismo religioso, di saper pregare; e ci accorgiamo che non sappiamo più dire «Padre». Ci eravamo convinti di essere umili, servizievo­li, ubbidienti; e constatiamo che l'orgoglio ha invaso tutto il nostro essere, fino alle radici più profonde. Preghiera, rapporti umani, attività, apostolato: tutto è inquinato. E l'ora della resa dei conti; e questi sono molto magri.

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