24 luglio 2016

L'altra realtà

Gesù disse con forza a chi gli chiedeva se era re: «Il mio Regno non è di questo mondo» (Gv 18, 36).

Questa verità è difficile da ricordare. Il visibile ci rende continuamente smemorati dell'invisibile. «Questo mondo» ci condiziona talmente che abbiamo difficoltà a pensare che ne esista un altro.

E ci stupiamo continuamente, peggio ci scandalizziamo.

Se muore un bambino interroghiamo l'invisibile con un doloroso «Perché?».

Se dopo esserci costruita la casa, creata una famiglia, aver vissuto con figli e figlie restiamo soli nella vecchiaia, assistendo allo sfacelo del nostro passato ci stupiamo ancora e aggrappandoci ai resti disperatamente tiriamo calci per prolungare ancora un po' il nostro soggiorno quaggiù senza assolutamente tenere conto che le realtà invisibili debbono assorbirci per trasformarci e portarci via dalle realtà terrene.

La terra non è fine a se stessa.

Ciò che vedo ora è solo un inizio: lo sviluppo lo vedrò dopo.

La morte è l'istante che precede la luce.

E lo stato di attesa.

E la fede in Dio creatore.

E la speranza posta nel Dio dell'impossibile.

E l'amore richiestoci per possedere definitivamente l'Amore.

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