1° ottobre

L'insegnamento dei poveri

Borghese e ricco qual era non avrebbe mai pensato che sarebbero stati i poveri a salvarlo.

Abituato da sua madre e dalla consuetudine delle chiese che aveva frequentato fino allora, aveva sempre pensato che erano i ricchi e benestanti a salvare i poveri. Essi, i poveri, dipendevano da loro e la loro generosità era la loro salvezza.

Che cecità era questa!

La verità sta esattamente nel contrario e la vita glielo andava dimostrando.

Furono i poveri a salvarlo, non lui i poveri.

Furono essi a rimetterlo in piedi. Dopo la sua lunga malattia che gli aveva dato occhi nuovi, i poveri erano entrati in modo massiccio nella sua vita. Lo interessavano, lo educavano.

Intanto li trovava dappertutto. Sui gradini delle chiese, sulle porte delle case, per le strade, nei ricoveri, nei fienili, in città, in campagna: ovunque.

I poveri erano alla mercè della pubblica elemosina e dell'attività continua dei buoni cristiani.

Sua madre era anche generosa con i poveri e dava molto; poveri a casa sua ne aveva incontrati molti.

Ma, quando aveva ripreso a vivere e vedere le cose con occhi nuovi, anche i poveri... vedeva con occhi nuovi.

Anzi, soprattutto i poveri vedeva con occhi nuovi.

Furono loro a salvarlo, a tirarlo fuori dalla spelonca del suo egoismo.

E vedendo loro trovò la forza di vivere perché trovò in loro il suo domani, la sua vocazione, la gioia di fare qualcosa di valido nella sua vita.

In più, i poveri lo educarono alla pazienza che non aveva, alla penitenza che non conosceva.

Che dire poi della docilità, della finezza nel ricevere, della speranza nel domani, del coraggio di tirare avanti.

Ma più di tutto gli aprirono il cuore a capire...

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