14 maggio 2017
Il coraggio della fede
Sconvolto dopo il fatto della ragazza madre uccisa nell'accampamento tuareg perché colta in adulterio, i miei rapporti con Maria di Nazareth divennero molto più intimi.
Fu come se improvvisamente mi diventasse sorella.
Sì, lo devo confessare con umiltà: quando riuscii ad accostare quella tragedia, consumata nel silenzio di una sperduta vallata dell'Hoggar, al Vangelo di Luca, compresi in pieno il coraggio di Maria nell'accettare la richiesta dell'angelo e il disegno di Dio su di lei.
Doveva accettare il ruolo di ragazza madre.
Chi avrebbe creduto a lei? Chi avrebbe accettato il discorso di una ragazzetta che in casa viene a dirmi: «Sai ... questo bimbo che ho nel ventre è il figlio dell'Altissimo!»
A casa mia avrebbe per lo meno ricevuto uno schiaffo da mio padre, ed eravamo in Piemonte, a casa di qualche famiglia più verso il sud si sarebbe sentita dire: «Vattene e non vogliamo più vederti perché hai disonorato la famiglia».
In qualche casa araba o scita o ebrea dei tempi passati ... sarebbe corso il sangue.
Maria, nella fede, ebbe il coraggio di confidare nel Dio dell'impossibile e di lasciare a lui la soluzione dei suoi problemi: la sua era fede pura.
Fu una scoperta dolcissima la mia, fatta in un ambiente stupendo, come il deserto e ... quel deserto!
Non dimentichiamolo: la Bibbia fu scritta proprio in quel terreno, tra il deserto e la steppa dove vivono le carovane, brucano gli asini e le pecore, e gli uomini sanno interrogare il cielo perché è l'unica speranza di vita.