17 dicembre 2017
Combattere con Dio
La storia di Israele è stata la mia storia fin da quando si chiamava Giacobbe.
Ho vissuto come Giacobbe sotto le tende, e una sera ho visto anch'io la scala che saliva su su nel cielo e dalla quale scendevano i tuoi angeli (cf. Gn 28, 12).
Come Giacobbe mi sono trovato al guado dello Jabbok (cf. Gn 32, 23) e come lui ho combattuto con Te nella notte, toccando con mano il limite invalicabile tra l'uomo e Dio.
Dopo aver lottato con Te mi sono rimaste impresse nel cuore le tre cose che avevi fatto capire a Giacobbe: «Hai combattuto con Dio e con gli uomini ed hai vinto» (Gn 31, 29).
E come se gli dicesse:
«Ora hai conosciuto la tua debolezza.
Ora ti appoggerai a Dio.
Ora tu vincerai» (cf. Gn 32, 23-33).
Da allora ho fatto mio il nome nuovo che avevi dato a lui nella notte del passaggio: Israele.
Credo davvero che la storia di Giacobbe sia la storia di tutti.
La storia dell'uomo che combatte con Dio nel cammino dell'esistenza.
E la preghiera drammatica dell'uomo.
È la richiesta di sempre della nostra esperienza.
E l'esperienza del vivere su questa terra come in una notte oscura.
E lo spazio della laicità dell'uomo davanti all'Assoluto di Dio.
E la scuola della libertà conquistata con fatica per divenire figli a tutto titolo, lasciando alle spalle i resti della nostra schiavitù.
«Non siete più servi ma amici» (cf. Gv 15, 15), dirà Gesù a suo tempo.
E l'amico sa cosa vuole l'amico.