19 febbraio 2017

Essere cristiano

Gesù era Lui il portatore del messaggio; ed era ancora Lui l'intelligenza somma, capace di escogitare il modo migliore per farsi capire e per realizzare il piano divino.

Ebbene, che cosa fece?

Non aprì ospedali, non fondò orfanotrofi: si incarnò in un popolo e visse con esso, per primo, il messaggio nella sua interez­za: incominciò a fare.

Questo far precedere alla parola l'esempio, questo presenta-re il «tipo» prima di spiegarlo agli uditori è stato il modo di pro-cedere di Gesù, che troppo facilmente dimentichiamo. In molti casi la catechesi è ridotta a "parole" più che a un "fatto", a conferenze più che a preoccupazione di santità personale.

E qui sta forse il motivo degli scarsi risultati, e più ancora di tanta tristezza e noia dei cristiani.

Non c'è efficacia perché non c'è vita: non c'è vita perché non c'è esempio; non c'è esempio perché parole vuote han preso il posto della fede e della carità.

«Voglio gridare il Vangelo con la vita» ripeteva sovente Charles de Foucauld; e si convinse che il più efficace metodo di apostolato era il vivere da cristiano. Specialmente oggi, in cui la gente, diventata scaltra, non vuoi più intendere sermoni: vuoi vedere. Nazareth è, prima dell'azione, il lungo tempo della pre­parazione, della preghiera, del sacrificio; il tempo del silenzio, della vita intima con Dio; il tempo della lunga solitudine, della purificazione, della conoscenza degli uomini, dell'esercizio del nascondimento: di ciò che conta, insomma, per dirsi cristiano.

Da Nazareth uscirà l'apostolo.

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