25 giugno 2017

La strada della piccolezza

Spinto solo dalla forza e dalla luce dello Spirito, Charles de Foucauld va in Africa in pieno tempo di colonizzazione.

Preoccupato solo di portare il Vangelo ai Berberi o ai Tuareg, capisce ciò che gli altri non capiscono e lavora come se il processo di decolonizzazione fosse già avvenuto.

Non doni, non ospedali, non dispensari, non scuole, non denaro.

Si presenta solo, indifeso, povero.

Ha capito che la potenza dell'europeo, anche se espressa in ospedali, scuole, non dice quasi più nulla su un piano religioso al povero africano; non è più una testimonianza come una volta.

Occorre battere un'altra strada; ed è quella di sempre, perché è scritta nel Vangelo, ma con una purezza e una forza nuova: è la strada della piccolezza, del sacrificio, della povertà, del nascondimento, della testimonianza.

L'occhio dell'uomo si posa con gioia su ciò che è piccolo, indifeso, debole.

Sta proprio qui il segreto della popolarità acquisita da Charles de Foucauld. Si è presentato tra i Tuareg, indifeso; è entrato nel mondo arabo vestito da arabo, ha vissuto tra coloro che erano i servi degli europei come se fossero i suoi padroni, ha costruito i suoi eremitaggi non copiando le architetture romane o gotiche, ma imitando la semplicità delle moschee sahariane.

Questo presentarsi povero, questo vestire «come loro», questo accettare la loro lingua, i loro costumi, di colpo ha fatto cadere il muro e ha permesso il dialogo, l'autentico dialogo: quello tra uguali.

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