3 dicembre 2017

Alla misura del Creatore

La difficoltà a confidare in Dio è la stessa difficoltà che proviamo a confidare nell'uomo, nel fratello uomo.

Non riusciamo mai a venire a capo dello scetticismo sull'uomo, fonte in noi di aridità e di mancanza di gioia.

Non crediamo in quel benedetto impasto di polvere e di spirito che ci sta dinanzi.

Ne vediamo solo i difetti.

Non crediamo che da quell'argilla possa venire fuori un va-so ben fatto e possibilmente utile.

In fondo, si tratta di mancanza di fede nella mano dell'Artefice che è Dio. Egli, non dimentichiamolo mai, è il Dio dell'impossibile.

Il nostro Dio, ed è per questo che è tanto debole, è il Dio delle cose possibili, ma non conosciamo ancora il Dio delle cose impossibili.

Il nostro Dio è ancora a misura d'uomo, non alla misura del Creatore capace di darci la meraviglia delle albe ed il terremoto della Risurrezione.

Per questo la nostra confidenza è difficile anche riguardo al fratello.

«Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1, 46) dirà Natanaele a chi gli parla del Nazareno.

Siamo sempre convinti che da certi posti, da certe nature, da certi tipi, da certe situazioni non può venire nulla di buono. E diffidiamo.

E abbiamo paura delle novità, specie se siamo bravi, ben preparati, colti e, soprattutto, se abbiamo un'autorità.

Sì, debbo aver fiducia nell'uomo, perché confidando in lui do prova di confidare in Dio.

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