30 aprile 2017
Come un pesce nell'acqua
Non c'è goccia d'acqua, non c'è fiore, non c'è collina, non c'è prato che giunga al mio occhio che non mi richiami Dio. Non riesco più a stare tre minuti senza pensare a Dio. Pensare è dire troppo poco.
E più profondo e dipende dalla contemplazione che è dono di Dio. Se dovessi dirvi come mi sento in Dio, mi sento come un pesce nell'acqua, come un uccello nell'aria, meglio come un bambino nel seno di sua madre.
Quest'immagine del bambino nel seno di sua mamma è l'immagine più perfetta dell'azione di Dio sull'uomo. Noi siamo in Dio, in Dio respiriamo, in Dio viviamo.
Ma non è una cosa distaccata.
Dio ci tocca, Dio ci tocca con il sole, con il vento, ci tocca con la storia, ci tocca con il dolore, con gli avvenimenti. E una generazione continua.
La difficoltà di credere in Dio per molti consiste proprio in questa separazione. Se sapessero qual è la vicinanza, qual è la realtà vitale che unisce noi a Dio si stupirebbero del contrario.
O è tutto o è nulla.
Se Dio esiste, come esiste, se Dio è mio padre che mi sta generando in vita alla luce, all'amore, io sono sempre in Dio. Non c'è bisogno di cercare l'unità con Dio. C'è già. E una realtà. Basta prenderne coscienza. La contemplazione è la presa di coscienza di questa totalitaria presenza di Dio nella nostra vita.