30 luglio 2017

I due poli

Siamo sempre tentati nei due sensi opposti: o colti dalla sua immanenza assoluta ci abbandoniamo all'inattività dicendo «fa lui», o trascinati dalla nostra sicurezza agiamo senza pensare alla sua segreta azione.

Ci fu un'epoca in cui la prima tentazione era più facile. Ora è più facile la seconda.

Gesù dice: «Mio Padre opera sempre ed anch'io opero» (cf. Gv 5, 17), ammettendo chiaramente i due termini.

C'è Lui e c'è il Padre; c'è l'uomo e c'è Dio.

Entrambi operano.

Nella vita di Gesù la presenza del Padre non viene mai meno.

Gesù non lo nasconde, non lo dimentica ma lo vede; non lo sfugge ma lo cerca.

«Io non sono solo perché il Padre è con me» (Gv 16, 32).

Ciò che avvenne in Gesù avviene o avverrà in ciascuno di noi perché è lui il primogenito e perché l'amore del Padre ha sta­bilito che tutti i viventi ricevano per adozione la natura stessa del primogenito diventando a pieno titolo fratelli e moltitudini immense di riscattati al sangue di colui che volle dare la sua vita per attuare un simile disegno d'amore.

Sì, come Gesù.

E come Gesù è in rapporto col Padre anche noi dobbiamo essere in comunione col Padre.

Come Gesù parla col Padre noi dobbiamo parlare col Padre.

I poli dell'amore, del dialogo sono due e debbono rimanere due.

Il peccato consiste nella eliminazione di uno dei due.

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