5 novembre 2017

Il vero deserto

Io penso che lo spazio più lungo della nostra solitudine con Dio non si realizzi su questa terra. Quaggiù siamo troppo distratti, troppo occupati in altre cose.

La maggior parte degli uomini muore prima di avere assaporato quella solitudine.

La morte li sorprende in cammino, con la testa piena di progetti e col cuore intasato di amori inutili.

Ma poi viene il transito, che è quasi sempre una sorpresa per tutti — lo dice anche Gesù nel Vangelo — e che è invece la cosa più seria e più sicura.

Sl, il «transito» o morte, come comunemente diciamo, ci porta in una realtà nuova, in uno spazio nuovo.

Realtà o spazio legato ancora alla terra ma al alquanto diverso.

È il vero deserto.

In antico lo chiamavano purgatorio, ma è la stessa cosa.

E un luogo, una ionosfera la chiamerebbe Teilhard de Chardin, dove c'è perfetto silenzio, perfetta pace, e dove la «reminiscenza» sarà vita nuova, come il vapore è reminiscenza per l'acqua, ma è la stessa cosa anche se si presenta in forma diversa.

In questo spazio avremo tutto il tempo di pregare, di meditare e contemplare.

Ma soprattutto avremo il tempo o di piangere i nostri peccati che sono quasi tutti (peccati omissione).

Sì,  ci pentiremo di ciò che non abbiamo fatto, dell'amore che non abbiamo dato, della pazienza che è mancata, dell'intimità che non abbiamo usato, della carità che non abbiamo vissuto.

Nient'altro.

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