1° luglio 2018
Filiazione in Dio
«Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo, come quella della terra» (Ef 1, 9-10).
Come si attuerà questo piano dopo il tradimento dell'uomo? Come far nascere e crescere questa realtà nuova sulla vecchia radice inselvatichita dell'umanità? Lo dirà Lui a Nicodemo: «Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito non può entrare nel Regno» (Gv 3, 5).
Bisogna dunque rinascere e in termini ben precisi: «A quelli che credono nel suo nome ha dato il potere di diventare figli di Dio, i quali non da sangue né da volere di carne né da volontà d'uomo ma da Dio sono nati» (Gv 1, 12-13).
Incomincia così una vita nuova; è un figlio che è nato a Dio, è un figlio adottivo dell'Altissimo, destinato nella sua crescita ad essere conforme «all'immagine del Figlio Suo, sì da essere Lui primogenito fra molti fratelli» (Rm 8, 29).
Come ciò avvenga appartiene al mistero della grazia, diffusa in noi dallo Spirito Santo.
Come può essere immaginata? Gesù la paragona alla vita di una vite, Paolo alla linfa di un corpo. Rimane un mistero e per quanto l'idea dell'innesto del vecchio olivo ci aiuti a capire, ci sfugge, superandoci all'infinito, tutto ciò che questa filiazione di Dio comporta in noi.
San Giovanni definisce questa vita nuova vita eterna: «Chi crede in me avrà la vita eterna», e per spiegare il significato di questa vita eterna riporterà le stesse parole dette da Gesù al Padre: «La vita eterna consiste nel conoscere Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17, 3).