13 maggio 2018
Ave...
Avevo trovato un contatto vitale con lei. Non era più un personaggio a cui dovevo «culto», era la sorella del mio cuore, la compagna di viaggio, la maestra della mia fede.
Sì, proprio della fede.
E mi spiego. Dovete sapere, fratelli, che la marcia della fede l'ho fatta tutta e...a piedi.
La mia fortuna è stata quella di non aver tremato nell'oscurità e di non aver mollato il passo anche quando non ne potevo più.
Mi hanno aiutato gli anni trascorsi nel deserto anche se fu proprio là che conobbi la «notte», quella descritta da san Giovanni della Croce.
Ora mi sento fratello di tutti quelli che si dicono atei (e sono pochi) e più ancora di quelli (e sono molti) che hanno difficoltà a credere e non conoscono ancora i veri termini del problema.
Quando sarò morto — e spero presto perché ho conosciuto il Signore e bramo vedere il suo volto — se venite sulla mia tomba e se pensate possibile la comunicazione tra i membri del Regno, non chiedetemi di pregare per voi onde guarire da questo o quel male. Chiedetemi solo che preghi per la vostra fede.
E l'unico dono per cui merita pregare.
Ebbene, se potrò farlo, lo farò: guarderò gli occhi di Maria di Nazareth in silenzio e cercherò di attingere dalla contemplazione di lei, che ebbe tanto coraggio nel credere, ciò di cui avete bisogno.
Ave Maria.