15 luglio 2018
Non con termini umani
Tutto ciò che sappiamo di Dio non è Dio ma solo un suo richiamo, una sua immagine.
Ed è qui che l'uomo scopre la sua totale povertà, l'abisso che lo separa dalla Trascendenza, l'assoluta incapacità di raggiungere e possedere Dio.
In questa attesa non c'è che silenzio, che è una nuova dimensione della preghiera, dimensione che supera le altre dimensioni e che per farsi capace di contenere ed accogliere Dio, nella sua Parola non più creata ma Increata, diviene silenzio doloroso, arido, crocifisso. La vera rivelazione che Dio farà di se stesso all'uomo avviene in questa cornice di assoluta povertà e impotenza dell'uomo di cui l'aridità del deserto è immagine.
Difatti l'uomo non saprà più far nulla per avanzare. La parola gli diverrà lamento e la stessa meditazione, prima così vivace e profonda, tacerà nella sua impotenza assoluta.
Ed è allora che comincerà la vera rivelazione di Dio all'uomo. Dopo la presa di coscienza sofferta fino allo spasimo dell'assoluta povertà e aridità, l'uomo si apre a Dio come un fiore nella notte umida.
Allora Dio si rivela all'uomo, si svela, si fa conoscere. Ma non con termini umani, con immagini umane, ma con termini senza termini, immagini senza immagini, simboli al di là di ogni simbolo.
E la rivelazione alla dimensione stessa di Dio, è quella che si chiama rivelazione soprannaturale. Difatti la contemplazione è definita: «rivelazione rapida, oscura, soprannaturale di Dio».
La contemplazione infusa, iniziatasi sulla terra nel punto esatto della maturità dell'anima sotto il sole divino, continuerà nell'eterno e formerà la pienezza della nostra unione con Lui.