15 dicembre 2019
Col
sudore della fronte
Dio
si serve dell'uomo per realizzare il Suo volere, per compiere il Suo disegno. Ma
è anche vero che l'uomo, col lavoro, rifinisce la creazione, la migliora,
l'abbellisce.
Guardiamo
una collina selvaggia: rovi, spini, alberi contorti. Avviciniamoci ad un ulivo
selvatico: le foglie sono piccole, aride, le bacche insecchite.
Viene
l'uomo. Sembra che accarezzi l'albero con la sua opera. Taglia, ripulisce,
innesta, concima... Ripassate dopo un po' di tempo; le foglie dell'ulivo si sono
ingentilite, le bacche sono diventate succose, i rami stessi sembrano
distendersi in pace, con ritmo più armonioso, più vero.
La
collina selvaggia si trasforma in un uliveto ubertoso: il dopo è migliore del
prima.
Potremmo
dire che l'uomo non è solo nel suo lavoro, ma che è Dio stesso a lavorare in
lui: ed è vero.
Dio,
immanente alla creazione, lavora con la creazione a realizzare il Suo disegno, e
in ciò si serve di tutto, e si serve dell'uomo. Nella mano dell'artista c'è la
mano di Dio che chiama alla bellezza; nella mano del tecnico c'è la mano di Dio
che vuole l'unità della famiglia umana; nella mano dell'operaio c'è la mano di
Dio che vuole il pane per i suoi figli.
Dio
è nel lavoro di tutti gli uomini e sotto il velo di tutte le buone volontà.
Nessuna scoperta a cui perviene l'uomo è assente dalla mente di Dio, nessuna
realizzazione tecnica è stata raggiunta senza la sua divina volontà di bene.
Sì,
il lavoro è indispensabile per l'uomo.
Una
parola che dice la realtà del lavoro è: «redenzione».
Il lavoro, che prima del disordine recato dal peccato era solo azione e gioia, col peccato e la ribellione vedrà introdursi tra le sue maglie la fatica, la sofferenza, il sudore. Diventerà insomma lavoro redentivo, aiuterà l'uomo a liberarsi dal male, a pagare i suoi debiti con la giustizia, a far cose serie ed utili, a collaborare giorno dopo giorno alla salvezza.