21 luglio 2019
Più
grande della nostra paura
Nel
2000 saremo sette miliardi sulla terra: chi ci nutrirà?
I
granai e la fantasia di Dio sono più vasti e più capaci della paura.
Se
Dio è mio padre non continuerò a ripetere fino alla noia «perché...
perché… perché?», ma dirò invece con realismo e fiducia: «Tu sai... tu
sai... tu sai».
Se
Dio è mio padre non attribuirò solo ai concimi e alla qualità del seme
l'abbondanza del raccolto, ma mi abituerò a ripetere ciò che Lui stesso mi ha
suggerito di dire: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» affidandomi con
coraggio e pace alle avversità delle stagioni ed al divenire della storia.
Se
Dio è mio padre non attribuirò al caso gli eventi della giornata, ma li
considererò indicazioni del suo amore.
Se
Dio è mio padre non diventerò improvvisamente incredulo davanti ad un
cataclisma della natura, non riuscendo più a trovare il legame tra l'amore e le
avversità, tra l'esistenza di Dio e il dolore che mi colpisce.
Dio
è Dio ed è Signore dell'universo anche se la terra trema ed i fiumi
straripano, ed è padre anche se il freddo mi gela le mani e un incidente mi
rende infermo per tutta la vita.
L'essere Dio e l'essere Padre significa per me, suo figlio, che nonostante tutto Lui è capace di trasformare quello che noi chiamiamo male in bene, e di dirigere gli avvenimenti misteriosi e incomprensibili per noi in cose buone per i suoi figli, come dice la Scrittura: «Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre?» (Eb 12, 7).