2 agosto 2020
Preghiera e vita
Se vogliamo imparare a pregare, dobbiamo innanzi tutto renderci solidali con tutta la realtà dell'uomo, del suo destino e del destino del mondo intero. Dobbiamo assumerlo totalmente.
E, in fondo, questo l'atto essenziale che Dio ha compiuto con l'Incarnazione, e che per noi diventa intercessione.
Ordinariamente, quando pensiamo all'intercessione, crediamo che essa consista nel ricordare bellamente a Dio le cose che Lui ha dimenticato di fare. In realtà l'intercessione consiste nel fare un passo che ci porta al cuore di una tragica situazione, ed è un passo che è della medesima qualità del passo compiuto da Cristo, che è diventato uomo una volta per sempre.
Ma il male è che noi abbiamo un'idea falsa della vita come della preghiera.
Troppo sovente pensiamo che la vita consista nell'agitarsi e che la preghiera consiste nel ritirarsi da qualche parte e dimenticare tutto del nostro prossimo e della nostra situazione umana. Questo è falso: questo è calunniare la vita e calunniare la stessa preghiera.
Se ci sono dei momenti o dei periodi in cui, per stabilire un rapporto personale con Dio, creiamo in noi un isolamento, un... oblio, sappiamo che sarà Lui stesso a ricordarci i fratelli e a inviarci ad essi per realizzare, in solidarietà con loro, il nostro amore.
E Dio stesso incarnato nel Cristo, l'espressione più alta e vivente dell'amore, che ha dato a ciascuno di noi e alla sua Chiesa il comandamento dell'amore del prossimo come suo comandamento: «Amatevi come io vi ho amato», cioè fino al sacrificio totale di sé.
Bisogna trasformare la propria vita in un dono di sé. Da quel momento diventa «preghiera» e io realizzo di colpo la sintesi, faccio l'unità del mio essere, penetro il reale.
Chi è in posizione di dono è nella perfezione, diventa invulnerabile, è luce.
Essere dono per Dio, essere dono per gli uomini.
L'unità di questi due poli fa il cristiano, l'uomo vero, il santo.