23
febbraio
Pietre vive
La spiritualità dei laici non deve essere una brutta o bella copia di quella dei sacerdoti, ma un'altra cosa, autentica e genuina in sé, vera dinanzi a Dio e agli uomini. Altra è l'attività d'un sacerdote, altra quella di un politico, di un lavoratore o di un padre di famiglia. Se è vero che per spiritualità noi intendiamo n modo di pensare, vivere, sublimare, santificare gli atti della nostra vita, se ne deduce che il pensare, vivere, sublimare, santificare gli atti d'un sacerdote è cosa profondamente diversa da quella di pensare, vivere, sublimare, santificare gli atti di un lavoratore, d'uno sposo, di un sindaco.
Il laico non deve fare il «quasi prete», ma deve in virtù del suo stato santificare il suo lavoro, H suo matrimonio, i suoi rapporti sociali cosi vari, complessi ed impegnativi. San Pietro nella sua prima lettera (1 Pt 2, 5), dice: «Voi siete edificati come pietre vive [sopra di Lui (il Cristo per essere una cosa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire vittime spirituali gradite a Dio per mezzo di Gesù Cristo
Tutti qui sono concordi nel dire che esiste per il battezzato un vero ed autentico sacerdozio, ben diverso naturalmente dal sacerdozio conferito dal Sacramento dell'Ordine, ma un sacerdozio reale che pone il laico in faccia alla creazione per interpretarla, vivificarla, liberarla, rappresentarla.
Io penso che troppo poco è stato sviluppato in questi ultimi secoli il concetto di sacerdozio regale di cui parla san Pietro nella sua lettera ai cristiani e ciò ha creato in fondo l'aridità che noi sentiamo nel trattare l'argomento dell'apostolato dei laici e direi di più della posizione dei laici nella Chiesa.
Non sentendo parlare di queste cose, il giorno in cui il laico vuol diventare «buono» finirà per imitare il parroco che gli sta di fronte e che sente spiritualmente più avanti» di lui e diventerà mezzo laico e mezzo prete ad edificazione dei buoni parrocchiani, ma non certo di coloro che ne hanno più bisogno, «i lontani».