25 ottobre 2020

Mi basta ciò che vedo

Non chiedere nulla, contempla. Non lasciarti fuorviare dalla malignità del tuo cuore.

Non senti che questo tuo amore malato di «furbizia», inve­ce di contemplare vuol già interrogare? Invece di estasiarsi vuol già ribellarsi?

Non ha ancora dato tempo al tuo occhio di percorrere tutto l'orizzonte che già, immerso nel suo dubbio, chiede un segno all'Invisibile presente, e dice: «Dammi un segno diverso da quello che mi hai dato».

Perché fai così, cuore mio? Non ti bastano i segni che ti circondano? Poteva Lui aggiungere potenza alla potenza, nel creare? Perfezione, alla perfezione che ti ha dato? Bellezza, alla bellezza che ti sta di fronte? Perché fai così, cuore mio?

No, io non chiederò altro segno a Lui. Mi bastano le cose che vedo. Non si chiede alla propria madre il biglietto da visita, uscendo dall'utero. Non ha bisogno di presentarsi a me mia madre, per spiegarmi chi era prima di me.

Così non chiedo nessun segno al mio Dio, presente nella sua creazione, immanente nelle cose e pur trascendente ad esse.

Semmai attenderò i suoi «segni», che non mi mancheranno per giudicare la mia ricerca, tenendo a mente una cosa molto importante, una specie di sine qua non nel rapporto col Trascendente: «Se non diverrete come dei bambini non entrerete nel Regno» (Mt 18, 3).

E una parola semplice da parte di Gesù, ma è anche una minaccia: «non entrerete... ».

indice Carlo Carretto 2003