27 settembre 2020
Amare il prossimo
Una sera nel deserto ho incontrato un vecchio che tremava dal freddo. Pare strano parlare di freddo nel deserto ma in realtà è così, tanto che la definizione del Sahara è «paese freddo dove fa molto caldo quando c'è il sole».
E il sole era calato e il vecchio tremava.
Io avevo con me due coperte, le mie, e le sole indispensabili per la notte all'addiaccio. Darle a lui voleva dire che avrei tremato io.
Ebbi paura e tenni le due coperte per me.
Non tremai per il freddo della notte, ma il giorno dopo tre-mai per il giudizio di Dio.
Difatti sognai che ero morto in un incidente, schiacciato da un masso sotto il quale mi ero addormentato.
Col corpo immobilizzato sotto tonnellate di granito ma con l'anima viva – e com'era viva! Fui giudicato.
Fui giudicato immaturo per il Regno. E tutto era evidente. Io che avevo negato una coperta al mio fratello per paura del freddo della notte avevo mancato al comandamento di Dio: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». In realtà avevo amato la mia pelle più della sua.
Ma non solo. Io, che ho accettato d'imitare Gesù col farmi Piccolo Fratello, che avevo avuto la rivelazione che l'amore del Cristo non va solo fino ad amare il prossimo come se stesso ma lo supera all'infinito, e ama il prossimo fino a «morire in croce» per lui, avevo mancato al mio dovere di seguace di Gesù.
Come potevo entrare nel Regno dell'Amore in quelle condizioni?
Ero così entrato nel mio purgatorio.
Dovevo imparare a consegnare tutte e due le coperte. La prima, per dimostrare che amavo l'uomo come me stesso; la seconda, per provare che ad imitazione di Gesù ero capace di portare sulle mie spalle i dolori degli altri.