5 gennaio 2020

Fiducia 

 Tira un vento a cui ben pochi di noi erano abituati e la terra, simbolo di stabilità, si presenta davanti ai consumi ed al suo inquinamento progressivo come incapace di contenerci e nutrirci.

La Chiesa stessa - città sul monte, àncora di salvezza, torre inespugnabile, sicurissimo vascello ‑ appare ai timidi ed agli sprovveduti come incapace di trasmetterci quella sicurezza a cui eravamo abituati e che faceva il conforto e la fiducia di chi non aveva nessuna voglia di assumersi personali responsabilità.

La paura abita la città.

La paura abita la Chiesa.

Che la città abbia paura non mi stupisce: è cosa naturale sotto il dilagare della delinquenza e la temerarietà dei terroristi e dei rapinatori.

A me fa pena la paura della Chiesa perché è il triste segno della nostra carenza di fede nel Cristo risuscitato dai morti, nel Cristo re della storia.

Niente paura quindi se qualcosa cambierà.

E cambierà in senso giusto.

Ciò che mi dà questa certezza è che da quando il Concilio ha canonizzato il primato della parola di Dio e le comunità si sono abituate ad interrogarsi sul Vangelo, il terreno gelato delle istituzioni si è liquefatto sotto l'azione del calore dello Spirito.

Si formano ovunque piccole comunità di preghiera che vogliono essere Chiesa e rivivono la Cena del Signore con gaudio e dolcezza nello spirito.

Ovunque si parla di liberazione degli oppressi, di servizio, di impegno, di povertà, di amore.

Sì, è il Vangelo che batte alle porte.

Dio non ha abbandonato il suo popolo.

indice Carlo Carretto 2003