9 agosto 2020
Presente in tutto
Dio è presente in tutto e tutto è segno di Lui.
Come il mio corpo visibile è segno della mia persona e la indica, così tutto il visibile e l'invisibile è segno di Dio e lo annuncia continuamente, inesorabilmente.
Non c'è una cellula, non c'è un atomo, non c'è una virgola, che possa sfuggire all'unità del tutto: i segni lo indicano con una logica, una armonia, una unità inesorabile.
I segni mi hanno raccontato la mia storia, mi hanno spiegato i miei desideri, hanno dato luce alle mie domande.
Il segno di un nido di uccelli o di una tana di volpi mi ha sintetizzato l'anima dell'universo intero, e la legge di Newton sull'attrazione degli astri mi ha anticipato il Prologo del Vangelo di Giovanni.
La logica di una combinazione chimica mi ha esemplificato l'interdipendenza tra gli uomini e le cose, e la semplice impenetrabilità dei corpi mi ha confermato lo spazio della mia libertà.
Ma dove il segno diventa richiamo costante, indicazione univoca di ciò che vuol indicare e annunciare, è nell'annunciare e indicare un'altra Presenza da me.
Ogni cosa che vedo, ogni rumore che sento, ogni alba che torna, ogni incontro che realizzo, sono segni di qualcosa, di qualcuno che mi ha preceduto e mi interroga: Dio.
Certo posso sempre dire: «Non ci credo».
C'è in me — ed è il vero peccato in cui sono immerso — il potere di non credere, il potere di dire no alla speranza; la possibilità di non voler amare ma..., statene pur certi, il segno non cesserà di interrogarmi; dovesse aspettare fino alla fine dei tempi.