15 agosto 2021

Essere guardati

Quando, stanco di fare altarini su cui mettere qualche immagine creata di Dio, disegnata dalla tua fantasia, o peggio dal tuo ragionamento, o peggio ancora dalla tua paura, arrivi sulle sabbie aride che dividono il finito dall'infinito, il tempo dall'eter­no, ti restano poche cose da dire o da pensare.

E allora che senti che se la contemplazione fosse cosa tua, sarebbe una ben povera e triste cosa.

Svuotato di fantasia e di immaginazione, piegato e sconfitto dalla sofferenza e dal disgusto, dal tuo essere non potrebbe uscire che un lamento, e la contemplazione si riassumerebbe nel fissare un orizzonte grigio come i cieli del nord in un inverno che non finisce mai.

L'aurora non sei tu; tu sei terra che attende l'aurora.

Il tuo Dio è l'aurora, e più tardi l'alba, e più tardi ancora il meriggio. Tu sei terra che attende la luce, tu sei lavagna nera che attende il bianco gesso di quel disegnatore che marcia verso di te col gesso in mano.

Siediti e cerca di rimanere immobile, siediti e cerca di sperare.

Lascia dietro di te il tempo, lo spazio, il numero, il concetto, la ragione, la cultura e guarda avanti.

Guarda al di là di te; al di là della tua incapacità e del tuo limite, e aspetta.

Lascia che il tuo cuore provato dalla sofferenza e dal buio non abbia più nessuna speranza nella terra da cui esci.

Lascia che le lacrime irrighino l'aridità della tua fede. Resisti. Non pensare ad altro: Dio è davanti a te. Dio viene a te.

Contemplare non significa guardare ma essere guardati. E Lui è là che ti guarda.

E se ti guarda, ti ama, e, amandoti, ti dà ciò che cerchi: se stesso.

Oh! Non potrebbe esserci altro dono per chi ha cercato tanto. Il cuore nostro è insaziabile.

Dio solo ci basta. Le cose mai.

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