19 dicembre 2021

L'attesa

L'attesa è l'atteggiamento fondamentale dell'uomo sulla terra, l'instabilità e la sofferenza la sua casa, l'escatologia la sua speranza.

Il tentativo di ogni generazione che si affaccia sulla terra di costruire una felicità terrena, un equilibrio terreno, viene ineso­rabilmente infranto dopo i primi risultati, lasciando nell'uomo come contraccolpo, una sfiducia più accentuata e un pessimismo amaro più della morte.

Ciò che resta di valido è la buona volontà degli uomini di «buona volontà», l'amore che si è messo nella costruzione, l'avvi­cinamento sempre più evidente al divino modello del Regno in cui ogni uomo è un uomo, e tutti gli uomini sono uguali; ma... com'è possibile accontentare quest'uomo con le dimensioni della terra quando nel suo essere sono stati posti da Dio i terribili ger­mi del divino, e stabilite dimensioni infinitamente più grandi e più perfette come quelle del Regno di Dio?

Se questo Regno è già in noi, come ci disse Gesù, com'è possibile all'uomo quietarsi nel regno, pur bello e interessante, del suo umanesimo?

Presto o tardi spaccherà la barriera.

Appena affiorerà dal di dentro la sua autentica natura di fi­glio di Dio, come si accontenterà di essere solo figlio dell'uomo?

Qui sta il vero motivo dell'inquietudine, l'inconscia spinta alla ricerca della novità, il desiderio di andare al di là delle cose e bucare il muro dell'invisibile.

Insomma, la verità più grande, la notizia più esaltante, la certezza più sconvolgente è questa: io non sono solo il «povero di JHWH», io sono il «figlio di JHWH».

E questa figliolanza non è giuridica, è autentica.

Nato figlio dell'uomo, sono rinato, nella grazia, figlio di Dio.

Non è uno scherzo tutto ciò, e forma la radice di tutta la no­stra grandezza e il motivo di ogni nostra speranza.

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