28 novembre 2021

Fede e speranza

«Tutto scorre» pensava Eraclito, e immagine della storia è il fiume.

Ma una cosa è essere trascinati dalla corrente, altra cosa è nuotare, meglio, navigare sul fiume. Il prendere coscienza d'essere sul fiume, lo scoprire il perché del nostro viaggio, il godere di essere trascinati, o il remare per resistere alla corrente, è cosa ben diversa.

Nascere, vivere, lavorare, amare, morire può essere visto come fatalità senza senso, può divenire libera e gioiosa accettazione, canto, contemplazione estatica.

Ciò che fa passare dall'una all'altra visione è la vocazione, è la chiamata. E per questo che la fede è importante, e senza fede non c'è risposta al perché della vita.

Se nella fede abbiamo scoperto la nostra vocazione, è nella speranza che ci mettiamo in cammino per realizzarla.

La speranza, dal canto suo, mantiene nel tempo l'intuizione avuta nella fede; la speranza è la fedeltà alla propria vocazione, la forza che la fa vivere giorno per giorno, lo sguardo lontano sulla meta lontana, fino all'ultimo giorno.

La speranza scruta l'orizzonte, fissa nel cuore le caratteristiche del paese da raggiungere. Essa è come la memoria della fede.

Mentre la fede, nella sua cecità, contempla l'Inconoscenza di Dio e ne scruta la volontà per realizzarla, la speranza la introduce nel tempo e per far ciò spinge lo sguardo fino in fondo, lag­giù oltre il deserto, oltre i monti.

Ed è certo che se la fede è cosa rara e difficile, la speranza non è meno preziosa né meno impegnativa.

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