31 ottobre 2021
La risposta di Dio
«Beati i poveri».
No, mio Signore, non ti chiedo più di essere ricco, ti chiedo di essere povero.
Non ti chiederò più la tua potenza, chiederò la tua povertà! Essa è la strada che ti conduce fino a me.
E la tua povertà che mi salva, perché nella tua povertà l'amore Increato poté diventare uomo e divenire uno di noi: un povero.
Ma dove la povertà di Gesù tocca il punto più profondo ed entra nel vero mistero dell'amore di Dio è nell'obbedienza al Padre.
Gesù, davanti alla povertà dell'uomo, davanti al male, davanti al diluvio del dolore, non ha chiesto al Padre di cambiare le cose.
Gesù abbassa il capo e accetta il reale che lo stringe da tutte le parti come una piovra indescrivibile, un caos orrendo, una morsa mortale.
E divenuto, sotto il peso di tanto male, il vero «povero di JHWH», Si getta a capofitto nell'immenso e misterioso mare della volontà di Dio, come Giona aveva simbolizzato, per lasciare a Lui e solo a Lui, Dio dell'impossibile, la soluzione delle cose insolubili e la sintesi di tutti gli opposti.
E il Padre ha gradito questa obbedienza che risanava tutte le disobbedienze; questa umiliazione che cancellava tutte le rivolte; questo atto di giustizia che compiva ogni giustizia (cf. Mt 3, 15).
E «per la sua pietà il Padre l'ha esaudito» (Eb 5, 7). E per la sua morte lo ha esaltato.
«E gli ha dato il nome che è al disopra di ogni altro nome» (cf. Fi12, 8-9).
E lo ha risuscitato dai morti.
La risurrezione di Cristo è la risposta di Dio alla povertà dell'uomo, povertà accettata fino in fondo da Gesù.