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L'acqua e il suo simbolismo nella liturgia |
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Per
molti battezzati l'acqua, nel contesto del culto cristiano, più che un segno
costituisce un "oggetto sacro", dotato di forza propria a causa
dell'eventuale benedizione ricevuta... Lo stesso è avvenuto per tanti altri
elementi del culto cristiano come immagini, rosari, candele... usati sovente più
come talismani, amuleti che come segni per esprimere e alimentare la fede, come
sarebbe invece la loro funzione.
L'acqua,
più di altri elementi cultuali, corre il rischio di essere usata in modo
scorretto in quanto essa in qualche modo è presente in tutte le espressioni
religiose dell'uomo, sebbene con finalità e significati non del tutto
compatibili con il cristianesimo, o comunque assai riduttivi. Si tratta infatti
di uno di quei simboli naturali maggiori che sono in grado di evocare sentimenti
profondi nell'uomo di ogni tempo e di ogni cultura. L'acqua è infatti uno degli
elementi costitutivi del creato, e per questo è normale che in essa si legga più
evidente la firma del Creatore per sollecitare gli uomini a cercare la sorgente
del tutto. Per questo la Bibbia, che si radica e si inserisce nel tessuto umano
della storia, quale anticipo del Verbo fatto carne, non poteva non assumere
questo simbolismo per esprimere la presenza e l'azione di Dio. Per questo la
Scrittura dice che all'inizio «lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque» e da
queste trae il cielo e ogni essere vivente (Gen 1). Dall'Eden sgorga poi un
fiume che si suddivide m quattro corsi d'acqua per dare vita e fertilità ai
quattro punti cardinali della terra (Gen 2). Dio stesso è paragonato all'acqua,
alla pioggia di primavera, alla rugiada che fa germogliare e crescere i fiori (Os
6,3; 14,6). Ed è attraverso l'acqua del Mar Rosso che Dio manifesta la sua
salvezza liberando le dodici tribù di Israele e facendo di esse il suo popolo.
È alla luce di questo contesto biblico che Gesù proclama senza ambiguità: «Chi
ha sete venga a
me
e beva; chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva
sgorgheranno dal suo seno» (Gv 7,37-38). Parimenti alla samaritana aveva detto:
«Chi beve dell'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente d'acqua che
zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14). Cristo è quindi la sorgente di
quest'acqua, simbolo della vita senza fine: «Mi mostrò poi un fiume d'acqua
viva, limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello» (Ap
22,1).
Nel Battesimo la pienezza
Per
questo nella liturgia cristiana l'acqua ha soprattutto questo significato
simbolico: esprimere la vita di Dio che ci viene comunicata in Cristo. E
questo è simbolicamente significato e misteriosamente realizzato in modo
particolare nel rito del battesimo. Ogni altro uso dell'acqua nel culto
cristiano affonda le sue radici e trova il suo corretto significato soltanto
alla luce del rito battesimale. Nel modo religioso pagano il simbolismo
dell'acqua assume principalmente un significato di purificazione. Dimensione
fortemente presente anche nel giudaismo. Dimensione simbolica legittima perché
legata alla funzione naturale dell'acqua, ma che nel cristianesimo non è
principale, anche se è sempre forte la tentazione di ridurre il battesimo a
semplice purificazione. Nascono così malintesi e usi scorretti dell'acqua
benedetta!
Quante
volte infatti persone, pur lontane da un autentico itinerario di fede, usano
l'acqua benedetta per gli scopi più impensati e persino superstiziosi...
Strumento dell'azione salvifica di Dio
Ora
il battesimo cristiano, senza togliere del tutto quel ricco simbolismo che è
comune a tutte le culture, usa di questo elemento naturale soltanto alla luce
della Parola di Dio e degli eventi biblici. Ecco perché nella benedizione
dell'acqua nella veglia pasquale, come pure in altre circostanze, si fa sempre
memoria dei grandi eventi di salvezza dove l'acqua diventa segno e strumento
dell'azione di Dio; dalla creazione al diluvio, dal Mar Rosso al Giordano, dal
sangue e acqua che sgorgò dal fianco di Cristo sulla croce al comando di
battezzare tutti i popoli nel nome della Santissima Trinità. Il battesimo
quindi non è affatto una semplice abluzione purificatrice. Il significato del
battesimo va ben oltre il linguaggio naturale dell'acqua. Più che materiale
immersione nell'acqua il battesimo cristiano è immersione nella vita di Cristo.
Tutti i sacramenti cristiani oltrepassano il senso ovvio e naturale delle cose
materiali che vengono usate per significare una realtà spirituale assai più
grande. Per questo l'apostolo Paolo, forse anche a causa della tentazione
paganeggiante di arrestarsi facilmente alla materialità del segno, senza
cambiare veramente la vita, ammonisce così i cristiani di Roma: «O non sapete
che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella
sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui
nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria
del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,3-4). Da
qui l'antica prassi, resa di nuovo possibile se si ritiene opportuno, di
celebrare il battesimo con la completa immersione e non solo con la semplice
infusione, per meglio significare la morte dell'uomo vecchio e la nascita
dell'uomo nuovo, del nuovo Adamo, del modello di uomo che Dio ha pensato fin
dall'eternità e di cui ci ha dato il modello in Cristo. Per questo il battesimo
è assimilato ad una nuova creazione.
Perenne memoria del battesimo
Ora
tutte le volte che la liturgia prevede un rito con l'uso dell'acqua non intende
affatto compiere un rito semplicemente purificatorio, anche se nella lunga
storia della Chiesa questo aspetto ha preso il sopravvento. Pensiamo in
particolare alle numerose aspersioni preliminari che si compivano nel medio evo
per destinare un tempio pagano al culto cristiano. Nella mentalità barbarica
era un gesto quasi inevitabile! Oggi la Chiesa, sia quando propone l'aspersione
all'inizio della messa domenicale, come in qualsiasi altro rito di benedizione,
intende unicamente fare memoria del battesimo e degli impegni che ne derivano.
«In alcuni riti è prevista l'aspersione dell'acqua benedetta. In questi casi i
ministri esortino i fedeli a ricordare il mistero pasquale e a rinnovare la fede
del battesimo» (Benedizionale, 26,d).
Le stesse acquasantiere che attorno al XIII secolo si diffondono in modo generalizzato in fondo alle chiese, nei pressi della soglia, sono in pratica un riflesso del fonte battesimale, quale stabile richiamo a quel sacramento che, attraverso il segno dell'acqua, ci ha fatti membra di Cristo nella Chiesa. La stessa lavanda dei piedi, che oggi è prevista (se lo si ritiene opportuno) il Giovedì Santo, alla messa vespertina, nelle Gallie, in Spagna e a Milano al tempo di S. Ambrogio, costituiva un rito complementare del rito battesimale, senza dubbio in riferimento alla frase di Gesù a Pietro: «Se non ti laverò, non avrai parte con me» (Gv 13,8). È sintomatico che il Benedizionale in lingua italiana preveda anche una benedizione per una sorgente o fontana con queste parole che al significato naturale dell'acqua uniscono un forte richiamo battesimale: «Grazie a tè, o Dio nostro Padre, che nell'acqua, tua creatura, ci hai aperto il grembo della vita; grazie a tè, per l'onda che irriga, il lavacro che purifica, la bevanda che disseta, il fonte della nostra rinascita, Cristo tuo Figlio» (n. 1605). Dal battesimo fino all'ultima aspersione prevista nel congedo del rito dei funerali l'acqua è quindi per il cristiano segno di Cristo, fonte di quell'acqua viva sgorgata dal suo costato ferito, che per mezzo dei sacramenti si diffonde verso i quattro punti dell'universo per rendere ogni uomo simile a quell'albero «piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai» (salmo 1).