don Livio PICCOLIN

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BRASILE  Guardando alla gente semplice e alla crescita della coscienza cristiana ed umana, vale la pena di dare, rischiare e sperare. 

(Così scriveva nel 1995)

Sono ritornato da alcuni mesi dall'Italia dove ho trascorso un breve periodo di riposo.

Sono un prete diocesano che, dopo essere stato cappellano ad Agordo e Sospirolo e parroco a Chies d'Alpago, dal 1981 presta la sua opera in una diocesi del Brasile, nello stato di Bahia.

I mesi scorsi (soprattutto marzo e aprile) sono stati mesi di passione in cui mi sono sentito più unito a Cristo umiliato e disprezzato e più solidale con i tanti Josè e Maria, che fanno parte della grande massa degli esclusi da questa società.

Preoccupato per la situazione di miseria e fame vissuta da molte famiglie della mia missione nella diocesi di Paulo Afonso, avevo manifestato la mia insoddisfazione per il grande ritardo con cui il sindaco locale effettua i pagamenti di metà del salario minimo (trenta dollari) a 1250 famiglie bisognose. Questo denaro viene dal Governo Federale e il Comune ha solo il compito di distribuirlo, sotto il controllo di una commissione di cui faccio parte. A causa dell'inflazione attuale, il ritardo di un mese nel pagamento comporta la perdita del 40% del valore reale. La mia partecipazione a due consigli comunali, assieme ad un centinaio tra contadini, animatori pastorali, preti e suore delle parrocchie vicine, ha irritato moltissimo il sindaco che, alla radio locale, mi ha definito vagabondo, squilibrato, donnaiolo, irresponsabile. In un foglietto anonimo distribuito tra la gente si è arrivati al punto di accusarmi di essere un trafficante di droga.

Tutto questo è frutto di disperazione, ma diverse persone si sono lasciate trascinare nella menzogna. In molta gente c'è la paura di perdere il posto di lavoro (il Comune ha più di 700 dipendenti), paura della violenza, paura del potere.

Durante il Venerdì Santo mi è stato di molta consolazione l'appoggio e la presa di posizione del nostro vescovo don Mario, la solidarietà dei sacerdoti e religiosi della diocesi, la presenza attiva di alcuni amici preti e suore e di tanta gente comune. Una donna che non ha niente è venuta ad offrirmi un chilo di farina di frumento, manifestando così la sua simpatia.

Purtroppo, dopo alcuni mesi di relativa "normalità", tutto continua come prima: il sindaco si sente padrone assoluto di tutto. Il contributo di 30.000 dollari, depositato sul conto corrente del comune il 31 di maggio, alla fine di agosto non era stato ancora distribuito ai contadini. Abbiamo allora dato il via ad alcune iniziative a livello zonale e di forania. Innanzitutto si è costituito un gruppo con il compito di riflettere sulla situazione della gente e di vedere quali forze popolari si possono mobilitare per sollecitare una risposta dalle autorità competenti. In seguito è stato preparato un depliant per aiutare la gente a scegliere i candidati per le elezioni del 3 ottobre, indicando i programmi.

Di fronte a questo mio impegno nel campo sociale qualcuno potrebbe obiettare: «Ma il Vangelo dov'è?». Io credo che esso è presente nella vita della gente che ha fame, che è violentata nella propria coscienza con false notizie e false promesse, che è comperata durante le elezioni con un sacco di cemento, con tegole per coprire la casa... Sento che Gesù Cristo si è incarnato per dare la vita ai ciechi, per liberare i prigionieri.

Costatando che nel mondo i più forti hanno sempre ragione, che la differenza tra nord e sud aumenta sempre, che i più ricchi in Brasile sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e numerosi, viene da scoraggiarsi ed adattarsi. Come missionario credo però di essere chiamato, come Abramo, a credere contro ogni speranza; come Mosè a costruire il nuovo popolo di Dio; come Gedeone e Debora a usare i miei piccoli mezzi; come Geremia a sentire la presenza di Dio e come Maria a confidare in Lui che ha deposto i potenti dai troni. Guardando poi alla gente semplice e alla crescita della coscienza cristiana ed umana, vale la pena di dare, rischiare e sperare.