P.
Paolo Manna (1872-1952), avvellinese. Entrò nel Seminario delle Missioni
Estere di Milano. Nel 1895 partì per la Birmania, ma fu costretto a
rimpatriare definitivamente per la malferma salute. Si ritenne così un
"missionario fallito". Superò la crisi riprendendo seriamente
la vita religiosa, animata dalla passione per la missione.
Osservatore
acuto, avanzò proposte sconvolgenti: "Se c'è un rischio bisogna
affrontarlo. E' più facile che ci sbagliamo appoggiandoci alle grucce del
nostro occidentalismo o, che seguendo le linee tracciate dal
Vangelo." Le sue osservazioni, rimasero punti di riferimento
obbligato per lo sviluppo dell'attività missionaria in questo secolo. La
passione per la diffusione del Regno di Dio, gli fece vedere nella
divisione dei cristiani un ostacolo enorme alla credibilità della Chiesa
e alla diffusione dei Vangelo. Convinto che le missioni erano l'opera per
eccellenza della Chiesa, fondò con Mons. Guido Maria Conforti, la
Pontificia Unione Missionaria del Clero. Quello che ha fatto di lui un
uomo trainante è stata la spiritualità apostolica che ha infuso nei
membri del suo Istituto, ai quali scriveva: “Preti mediocri non ci
servono: abbiamo bisogno di una vera schiera di uomini superiori, ripieni
di Spirito Santo, capaci anche di molto soffrire."
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