COSTA
D'AVORIO
Se
dovessi scegliere di nuovo la mia strada, sceglierei ancora il Signore e il
servizio ai fratelli poveri.
Ciò
che mi ha spinto ad andare in terre lontane e sconosciute è stata la scoperta
dell'amore di Dio. E’ una scoperta, o meglio una esperienza, intima, difficile
da definirsi e solo colui che l'ha provata può capire... qualcosa. Questo amore
di Dio è dunque il movente di una decisione, quasi alla stessa maniera
dell'incontro di due giovani che godono nello stare insieme e decidono di
donarsi l'uno all'altro nel matrimonio. A questo amore profondo di Dio per me si
è aggiunta la parola di Gesù che dice: “Chi vuol salvare la propria vita la
perderà, ma chi la perderà per me la ritroverà”.
Queste
parole per me significavano: “Offri la tua vita a quei fratelli che ancora non
hanno avuto la possibilità di conoscere l'Amore di cui tu godi; se la tieni per
te la perderai, ma se la doni agli altri la ritroverai per la vita eterna”.
Non ho potuto rifiutarmi di aderire a quel disegno che Dio aveva su di me fin
dall'eternità. Ero cosciente, infatti, che nessuno avrebbe potuto fare al mio
posto quello che Dio aveva pensato per me.
La
missione non è sempre facile! Fanno parte di essa l'incontro con una cultura
completamente diversa; il clima pesante (abbiamo quasi sempre una umidità del
100%); le malattie tropicali come la malaria, che mi colpiva una volta al mese;
l'impatto con la gente e le sue tradizioni così diverse dalle nostre; la
difficoltà di far conoscere il Cristo come liberatore dell'uomo e di tante
schiavitù a cui questi popoli sono ancora legati (vedi gli idoli, i feticci,
gli spiriti maligni, le tradizioni inumane da osservare ecc.); le fatiche per
recarsi da un villaggio all'altro, percorrendo chilometri di pista con buche e
fango.
Insomma,
se cercavo una realizzazione personale, sarei scappata dopo 2 mesi di
permanenza.
Ma
mi sentivo "inviata" dal Signore per cui, con la preghiera, la
rinuncia al "mio" modo di vedere e l'aiuto delle consorelle, piano
piano, ho fatto il mio rodaggio e sono ancora qua!
In
quanto a rimpiangere ciò che ho lasciato, non è nel mio carattere. Anzi, cerco
piuttosto la novità nelle cose. Mi dà fastidio ripetere sempre la stessa cosa
alla stessa maniera. Il mondo missionario offre la possibilità di questa varietà
e novità. Ogni cultura ha le sue ricchezze e gli africani ci offrono la loro
ospitalità, la loro simpatia, il loro folclore l'accettazione della loro povertà
con dignità ed eleganza. Per cui, vedete, non ci possono essere rimpianti o
voglia di ritornare indietro. Ora mi sento a mio agio, qui, in mezzo alla mia
gente che fa parte di me stessa.
La
mia scelta non era molto gradita ai miei genitori a causa soprattutto della
lontananza.
In
quegli anni, infatti, i rientri a casa non erano troppo frequenti e in special
modo la mamma non si adattava al pensiero di non rivedermi per tanto tempo.
Per
non dar loro un dispiacere troppo grande ho ritardato la mia partenza fino al
1982, dopo la morte di entrambi. Sono quindi partita con la certezze di essere
accompagnata dalla loro benedizione.
Qui
in missione vivo in comunità con quattro suore, tre venete e una zairese.
Gestiamo un centro di accoglienza per bambini in difficoltà che provengono da
diverse realtà.
Ci
sono bambini orfani della mamma o di entrambi i genitori, gemelli che la mamma
non riesce ad allattare, bambini handicappati e malnutriti. Ospitiamo infine
numerosi bambini "decimini" (il decimo figlio di una coppia) che, per
tradizione e superstizione, non possono rimanere in famiglia in quanto
verrebbero immediatamente eliminati dalla nonna materna.
Attualmente
ospitiamo 40 bambini di età compresa tra zero e due anni: un gran bella
famiglia!
Oltre
a questa opera, lavoriamo anche nella nostra vasta parrocchia nel campo della
catechesi e delle opere parrocchiali. Sono numerosi i giovani e gli adulti che
si convertono al cattolicesimo e che vanno preparati al battesimo.
Le
mie giornate scorrono sempre molto velocemente.
Alle
5,50 del mattino siamo già in cappella per attingere dalla preghiera l'energia
necessaria per la giornata. Prima di metterci all'opera ci confrontiamo con il
Volere del Signore.
Alle
7.30 ognuna raggiunge il suo campo di lavoro. Io mi occupo anche dell'economato
e quindi devo provvedere al necessario dei nostri piccoli, per cui mi devo
recare nella capitale per le provviste. Se invece ho in programma un incontro
per la formazione dei catechisti, mi preparo a questo compito per la durata di 4
ore. Nel pomeriggio mi dedico alla catechesi qui in parrocchia o nei villaggi.
La giornata si conclude con la S. Messa alle ore 19.
In
casa, poi, arriva sempre tanta povera gente che chiede aiuto, specialmente
materiale. Ci sono, per esempio, tanti ammalati che non hanno i soldi per
pagarsi le medicine. Le malattie più frequenti sono la malaria, l’AIDS, la
tubercolosi, le diarree, le malattie veneree.
Chi
è costretto a ricorrere all'ospedale deve pagarsi la visita, le medicine,
l'infermiere, la degenza.
Di
fronte a queste spese, molti si lasciano morire... o ricorrono alla medicina
tradizionale con altrettante serie possibilità di rimetterei la vita.
La
nostra presenza e le opere di carità spingono molta gente ad accogliere
l'annuncio e la proposta di una vita nuova. “Il vostro Dio è buono», dicono,
e questa è per noi una grande soddisfazione.
Insomma,
cari giovani, a dare si riceve.
E'
allora importante dare molto e con gioia perché ogni vita è un dono per gli
altri. Non abbiate paura a dare la vostra giovinezza al Signore. Egli, che ve
l'ha data, saprà valorizzarla giustamente e vi renderà felici come cercate e
desiderate di essere. Non badate alle offerte che vi fa il mondo, anche se vi
soddisfano momentaneamente, non sono in grado di riempire il vostro cuore di
gioia.
Non
è la strada larga e facile che vi può realizzare. Forza giovani! Scegliete
quei valori che durano e che riempiono il cuore di eterna giovinezza.
Vi
dico queste cose dopo oltre 25 anni di vita religiosa.
Se
dovessi scegliere di nuovo la mia strada, sceglierei ancora il Signore e il
servizio ai fratelli poveri.