Il
fabbro di Dio
Fratel
Felice Tantardini (1898-1991), leggendo le riviste missionarie si era
convinto di dover "andare a dare una mano a quei poveri
missionari". Partì, con i missionari dei PIME, per la
Birmania nel 1922 e in Italia fece un solo ritorno che "non gli
piacque per nulla". Sempre a disposizione dei padri, fu inviato
un po' dovunque nel Paese, imparando lingue e dialetti coi quali
comunicava fraternamente con la gente.
Costruì
chiese, residenze, orfanotrofi, piccole scuole di villaggio. Costruire, ai
suoi tempi, significava partire con tutto l'occorrente per la nuova
destinazione, ritagliarsi uno spazio nella foresta, portare il materiale a
dorso di mulo su e giù per i monti, dar da mangiare ai tanti che
aiutavano. Felice si installava per mesi, sopportando ogni disagio di buon
cuore: era un uomo molto felice! Era conosciuto da tutti in Birmania come
"il fabbro di Dio". Diceva: "Quando ce ne saremo andati,
l'unica cosa importante che avremo lasciato saranno le tracce
d'amore".
Negli
ultimi anni, l'obbedienza era di non lavorare ma di pregare sempre. La
prese sul serio: il rosario se l'era messo al collo per non scordarlo. Chi
lo cercava, sapeva di trovarlo sempre in Chiesa, davanti al Santissimo.