Venerabili Fratelli!
Diletti Figli e Figlie dell'intero orbe cattolico!
Chiamati
dalla misteriosa e paterna bontà di Dio alla gravissima responsabilità
del Supremo Pontificato, inviamo a voi il Nostro saluto; e subito lo
estendiamo a tutti gli uomini del mondo, che in questo momento ci
ascoltano, e nei quali, secondo gli insegnamenti del Vangelo, amiamo
vedere unicamente degli amici, dei fratelli. A voi tutti, salute, pace,
misericordia, amore: « Gratia Domini nostri Iesu Christi et caritas Dei
et communicatio Sancti Spiritus sit cum omnibus vobis »(1).
Abbiamo ancora l'animo accasciato dal pensiero del
tremendo ministero al quale siamo stati scelti: come Pietro, ci pare di
aver posto il piede sull'acqua infida, e, scossi dal vento impetuoso,
abbiamo gridato con lui verso il Signore: « Domine, salvum me fac »(2).
Ma abbiam sentito rivolta anche a Noi la voce, incoraggiante e al tempo
stesso amabilmente esortatrice del Cristo: « Modicae fidei, quare
dubitasti? »(3). Se le umane forze, da sole, non possono essere adeguate
a tanto peso, l'aiuto di Dio onnipotente, che guida la sua Chiesa
attraverso i secoli in mezzo a tante contraddizioni e contrarietà, non
mancherà certo anche a Noi, umile e ultimo Servus servorum Dei.
Tenendo la Nostra mano in quella di Cristo, appoggiandoci a Lui, siamo
saliti anche Noi al timone di questa nave, che è la Chiesa; essa è
stabile e sicura, pur in mezzo alle tempeste, perché ha con sé la
presenza confortatrice e dominatrice del Figlio di Dio. Secondo le
parole di S.Agostino, che riprende un'immagine cara all'antica
Patristica, la nave della Chiesa non deve temere, perché è guidata da
Cristo: « Quia etsi turbatur navis, navis est tamen. Sola portat
discipulos et recipit Christum. Periclitatur quidem in mari, sed sine
illa statim peritur »(4). Solo in essa v'è salvezza: sine illa
peritur!
Con questa fede, Noi procederemo. L'aiuto di Dio non
Ci mancherà secondo la promessa indefettibile: « Ecce ego vobiscum sum
omnibus diebus usque ad consummationem saeculi »(5). La vostra
rispondenza unanime e la collaborazione volonterosa di tutti Ci renderà
più leggero il peso del quotidiano dovere. Ci accingiamo a questo
terribile compito nella coscienza della insostituibilità della Chiesa
Cattolica, la cui immensa forza spirituale è garanzia di pace e di
ordine, e come tale è presente nel mondo, come tale è riconosciuta nel
mondo. L'eco che la sua vita solleva ogni giorno è la testimonianza che
essa, nonostante tutto, è viva nel cuore degli uomini, anche di quelli
che non condividono la sua verità e non accettano il suo messaggio. Come
ha detto il Concilio Vaticano II, « dovendosi estendere a tutta la
terra, la Chiesa entra nella storia degli uomini, e insieme però
trascende i tempi e i confini dei popoli. Tra le tentazioni e le
tribolazioni del suo cammino, la Chiesa è sostenuta dalla forza della
grazia di Dio, a lei promessa dal Signore, affinché per l'umana
debolezza non venga meno alla perfetta fedeltà, ma rimanga la degna
sposa del suo Signore e non cessi di rinnovarsi sotto l'azione dello
Spirito Santo, finché, attraverso la croce, giunga alla luce che non
conosce tramonto »(6). Secondo il piano di Dio, che « ha convocato tutti
coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio
di unità e di pace », la Chiesa è stata da Lui voluta « perché sia per
tutti e per i singoli sacramento visibile di questa unità salvifica
»(7).
In questa luce, Noi Ci poniamo interamente, con tutte
le Nostre forze fisiche e spirituali, al servizio della missione
universale della Chiesa, che è quanto dire al servizio del mondo: cioè
al servizio della verità, della giustizia, della pace, della concordia,
della collaborazione all'interno delle Nazioni come nei rapporti tra i
popoli. Chiamiamo anzitutto i figli della Chiesa a prendere coscienza
sempre maggiore della loro responsabilità: « Vos estis sal terrae, vos
estis lux mundi »(8). Superando le tensioni interne, che qua e là si
sono potute creare, vincendo le tentazioni dell'uniformarsi ai gusti e
ai costumi del mondo, come ai titillamenti del facile applauso, uniti
nell'unico vincolo dell'amore che deve informare la vita intima della
Chiesa come anche le forme esterne della sua disciplina, i fedeli devono
essere pronti a dare testimonianza della propria fede davanti al mondo:
« Parati semper ad defensionem omni poscenti vos rationem de ea, quae in
vobis est, spe »(9).
La Chiesa, in questo sforzo comune di
responsabilizzazione e di risposta ai problemi lancinanti del momento, è
chiamata a dare al mondo quel « supplemento d'anima » che da tante parti
si invoca e che solo può assicurare la salvezza. Questo si attende oggi
il mondo: esso sa bene che la sublime perfezione a cui è pervenuto con
le sue ricerche e con le sue tecniche ha raggiunto un crinale oltre cui
c'è la vertigine dell'abisso; la tentazione di sostituirsi a Dio con
l'autonoma decisione che prescinde dalle leggi morali, porta l'uomo
moderno al rischio di ridurre la terra a un deserto, la persona a un
automa, la convivenza fraterna a una collettivizzazione pianificata,
introducendo non di rado la morte là dove invece Dio vuole la vita.
La Chiesa, piena di ammirazione e amorevolmente
protesa verso le umane conquiste, intende peraltro salvaguardare il
mondo, assetato di vita e d'amore, dalle minacce che lo sovrastano; il
Vangelo chiama tutti i suoi figli a porre le proprie forze, e la stessa
vita, al servizio dei fratelli, nel nome della carità di Cristo: «
Maiorem hac dilectionem nemo habet, ut animam suam quis ponat pro amicis
suis »(10). In questo momento solenne, Noi intendiamo consacrare tutto
quello che siamo e che possiamo a questo scopo supremo, fino all'estremo
respiro, consapevoli dell'incarico che Cristo stesso ci ha affidato: «
Confirma fratres tuos » (11).
Ci soccorre, a darCi forza nell'arduo compito, il
ricordo soavissimo dei Nostri Predecessori, la cui amabile dolcezza e
intrepida forza Ci sarà di esempio nel programma pontificale: ricordiamo
in particolare le grandissime lezioni di governo pastorale lasciateci
dai Papi a Noi più vicini, come Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, che con
la loro sapienza, dedizione, bontà e amore alla Chiesa e al mondo hanno
lasciato un'orma incancellabile nel nostro tempo tormentato e magnifico.
Ma è soprattutto al compianto Pontefice Paolo VI, Nostro immediato
Predecessore, che va il trasporto commosso del cuore e della
venerazione. La sua morte rapida, che ha lasciato attonito il mondo
secondo lo stile dei gesti profetici di cui ha costellato il suo
indimenticabile pontificato, ha messo nella giusta luce la statura
straordinaria di quel grande e umile uomo, al quale la Chiesa deve
l'irraggiamento straordinario, pur fra le contraddizioni e le ostilità,
raggiunto in questi quindici anni, nonché l'opera immane, infaticabile,
senza soste, da Lui posta nella realizzazione del Concilio e
nell'assicurare al mondo la pace, tranquiltitas ordinis.
Il Nostro programma sarà quello di continuare il suo,
nella scia già segnata con tanti consensi dal grande cuore di Giovanni
XXIII:
- vogliamo cioè continuare nella prosecuzione
dell'eredità del Concilio Vaticano II, le cui norme sapienti devono
tuttora essere guidate a compimento, vegliando a che una spinta,
generosa forse ma improvvida, non ne travisi i contenuti e i
significati, e altrettanto che forze frenanti e timide non ne rallentino
il magnifico impulso di rinnovamento e di vita;
- vogliamo conservare intatta la grande disciplina
della Chiesa, nella vita dei sacerdoti e dei fedeli, quale la collaudata
ricchezza della sua storia ha assicurato nei secoli con esempi di
santità e di eroismo, sia nell'esercizio delle virtù evangeliche sia nel
servizio dei poveri, degli umili, degli indifesi; e a questo proposito
porteremo innanzi la revisione del Codice di Diritto Canonico, sia della
tradizione orientale sia di quella latina, per assicurare, alla linfa
interiore della santa libertà dei figli di Dio, la solidità e la
saldezza delle strutture giuridiche;
- vogliamo ricordare alla Chiesa intera che il suo
primo dovere resta quello dell'evangelizzazione, le cui linee maestre il
Nostro Predecessore Paolo VI ha condensato in un memorabile documento:
animata dalla fede, nutrita dalla Parola di Dio, e sorretta dal celeste
alimento dell'Eucaristia, essa deve studiare ogni via, cercare ogni
mezzo, « opportune importune »(12), per seminare il Verbo, per
proclamare il messaggio, per annunciare la salvezza che pone nelle anime
l'inquietudine della ricerca del vero e in questa le sorregge con
l'aiuto dall'alto; se tutti i figli della Chiesa sapranno essere
instancabili missionari del Vangelo, una nuova fioritura di santità e di
rinnovamento sorgerà nel mondo, assetato di amore e di verità;
- vogliamo continuare lo sforzo ecumenico, che
consideriamo l'estrema consegna dei Nostri immediati Predecessori,
vegliando con fede immutata, con speranza invitta e con amore
indeclinabile alla realizzazione del grande comando di Cristo: « Ut
omnes unum sint »(13), nel quale vibra l'ansia del suo Cuore alla
vigilia dell'immolazione del Calvario; le mutue relazioni fra le Chiese
di varia denominazione hanno compiuto progressi costanti e straordinari,
che sono davanti agli occhi di tutti; ma la divisione non cessa peraltro
di essere occasione di perplessità, di contraddizione e di scandalo agli
occhi dei non cristiani e dei non credenti: e per questo intendiamo
dedicare la Nostra meditata attenzione a tutto ciò che può favorire
l'unione, senza cedimenti dottrinali ma anche senza esitazioni;
- vogliamo proseguire con pazienza e fermezza in quel
dialogo sereno e costruttivo, che il mai abbastanza compianto Paolo VI
ha posto a fondamento e programma della sua azione pastorale, dandone le
linee maestre nella grande Enciclica « Ecclesiam Suam », per la
reciproca conoscenza, da uomini a uomini, anche con coloro che non
condividono la nostra fede, sempre disposti a dar loro testimonianza
della fede che è in noi, e della missione che il Cristo Ci ha affidata,
« ut credat mundus »(14);
- vogliamo infine favorire tutte le iniziative
lodevoli e buone che possano tutelare e incrementare la pace nel mondo
turbato: chiamando alla collaborazione tutti i buoni, i giusti, gli
onesti, i retti di cuore, per fare argine, all'interno delle nazioni,
alla violenza cieca che solo distrugge e semina rovine e lutti, e, nella
vita internazionale, per portare gli uomini alla mutua comprensione,
alla congiunzione degli sforzi che favoriscano il progresso sociale,
debellino la fame del corpo e l'ignoranza dello spirito, promuovano
l'elevazione dei popoli meno dotati di beni di fortuna eppur ricchi di
energie e di volontà.
Fratelli e figli carissimi,
In quest'ora trepida per Noi, ma confortata dalle
divine promesse, Noi rivolgiamo il Nostro saluto a tutti i Nostri figli:
li vorremmo qui tutti presenti per guardarli negli occhi, e per
abbracciarli, infondendo loro coraggio e confidenza, e chiedendo per Noi
comprensione e preghiera.
A tutti il Nostro saluto:
- ai Cardinali del Sacro Collegio, con i quali
abbiamo condiviso ore decisive, e sui quali contiamo ora e in avvenire,
ringraziandoli per il saggio consiglio e la forte collaborazione che
vorranno continuare ad offrirCi, in prolungamento di quel loro consenso
che, per volontà di Dio, Ci ha portato a questo culmine dell'ufficio
apostolico;
- a tutti i Vescovi della Chiesa di Dio, « che
rappresentano la propria Chiesa, e tutti insieme col Papa rappresentano
tutta la Chiesa nel vincolo della pace, dell'amore e dell'unità »(15), e
la cui collegialità vogliamo fortemente avvalorare, avvalendoCi della
loro opera nel governo della Chiesa universale sia mediante l'organo
sinodale, sia attraverso le strutture della Curia Romana, a cui essi
partecipano di diritto secondo le norme stabilite;
- a tutti i Nostri collaboratori chiamati alla
stretta esecuzione della Nostra volontà, e all'onore di una attività che
li impegna a santità di vita, a spirito di obbedienza, a opera di
apostolato e ad esemplare fortissimo amore alla Chiesa. Noi li amiamo ad
uno ad uno; e chiedendo loro di continuare a prestare a Noi, come ai
Nostri Predecessori, la loro provata fedeltà, siamo certi di poter
contare sulla loro opera preziosissima che Ci sarà di grande giovamento;
- salutiamo i sacerdoti e i fedeli della diocesi di
Roma, ai quali Ci lega la successione di Pietro e l'incarico unico e
singolare di questa Cattedra Romana « che presiede alla carità
universale »(16);
- salutiamo poi in modo particolare i membri della
Nostra diocesi di origine Belluno e quelli di Venezia, che Ci sono stati
affidati come figli affettuosissimi e carissimi, ai quali ora pensiamo
con sincero rimpianto, ricordando le loro magnifiche opere ecclesiali e
le comuni energie dedicate alla buona causa del Vangelo;
- e abbracciamo poi tutti i sacerdoti, in special
modo i parroci e quanti si dedicano alla cura diretta delle anime,
spesso in condizioni disagiate, o di vera povertà, ma sorretti
luminosamente dalla grazia della vocazione e dell'eroica sequela del
Cristo « pastore delle nostre anime »(17);
-
salutiamo i Religiosi e le Religiose di vita sia contemplativa sia
attiva, che continuano a irradiare sul mondo l'incanto dell'intatta
adesione agli ideali evangelici, supplicandoli di continuare a « porre
ogni cura affinché per loro mezzo la Chiesa abbia ogni giorno meglio da
presentare Cristo ai fedeli e agli infedeli »(18);
- salutiamo tutta la Chiesa missionaria e inviamo
agli uomini e alle donne, che sugli avamposti della evangelizzazione si
dedicano alla cura dei fratelli, il Nostro incoraggiamento e il Nostro
plauso più affettuoso: sappiano che, fra quanti abbiamo cari, essi Ci
sono carissimi: non li dimenticheremo mai nelle Nostre preghiere e nelle
Nostre sollecitudini, perché hanno un posto privilegiato nel Nostro
cuore;
- alle associazioni di Azione Cattolica, come ai
movimenti di varia denominazione che contribuiscono con energie nuove
alla vivificazione della società e alla « consecratio mundi » come
lievito nella pasta(19), va tutto il Nostro sostegno e il Nostro
appoggio, perché siamo convinti che la loro opera, nella collaborazione
con la sacra Gerarchia, è indispensabile per la Chiesa, oggi;
- e salutiamo i giovani, speranza di un domani più pulito, più sano, più
costruttivo, affinché sappiano distinguere il bene dal male, e portarlo
a compimento con le fresche energie di cui sono in possesso, per la
vitalità della Chiesa e l'avvenire del mondo;-
salutiamo le famiglie, che sono « come il santuario domestico della
Chiesa »(20), anzi sono una vera e propria « Chiesa domestica
»(21) nella quale fioriscono le vocazioni religiose e le decisioni
sante, e si prepara il domani del mondo; vogliano far argine alle
ideologie distruttrici dell'edonismo che estingue la vita, e formare
energie pulsanti di generosità, di equilibrio, di dedizione al bene
comune;
- ma un particolare saluto vogliamo inviare a quanti
soffrono nel presente momento; agli ammalati, ai prigionieri, agli
esuli, ai perseguitati; a quanti non riescono ad avere un lavoro, o
stentano nella dura lotta per la vita; a quanti soffrono per la
costrizione a cui è ridotta la loro fede cattolica, che non possono
liberamente professare se non al prezzo dei loro diritti primari di
uomini liberi e di cittadini volonterosi e leali. In modo particolare
pensiamo alla martoriata terra del Libano, alla situazione della Terra
di Gesù, alla fascia del Sahel, all'India tanto provata, e a tutti quei
figli e fratelli che subiscono dolorose privazioni sia per le condizioni
sociali e politiche, sia per le conseguenze di disastri naturali.
Uomini fratelli di tutto il mondo!
Tutti siamo impegnati nell'opera di elevare il mondo
ad una sempre maggiore giustizia, ad una più stabile pace, a una più
sincera cooperazione: e perciò tutti invitiamo e scongiuriamo, dai più
umili ordini sociali che formano il tessuto connettivo delle nazioni,
fino ai Capi responsabili dei singoli popoli, a farsi strumenti efficaci
e responsabili di un ordine nuovo, più giusto e più sincero.
Un'alba di speranza aleggia sul mondo, anche se una
fitta coltre di tenebra, dai sinistri bagliori di odio, di sangue e di
guerra, minaccia talora di oscurarla: l'umile Vicario di Cristo, che
inizia trepido e fiducioso la sua missione, si pone a disposizione
totale della Chiesa e della società civile, senza distinzione di razze o
di ideologie, per assicurare al mondo il sorgere di un giorno più sereno
e più dolce. Solo Cristo potrà far sorgere la luce che non tramonta,
perché Egli è il « sole di giustizia »(22): ma Egli pure attende l'opera
di tutti. La Nostra non mancherà.
Chiediamo a tutti i Nostri figli l'aiuto della
preghiera, perché solo su questa contiamo; e Ci abbandoniamo fiduciosi
all'aiuto del Signore, che, come Ci ha chiamati al compito di suo
rappresentante in terra, così non Ci lascerà mancare la sua grazia
onnipotente. Maria Santissima, Regina degli Apostoli, sarà la stella
fulgida del Nostro pontificato. San Pietro, Ecclesiae frmamentum(23),
Ci sorregga con la sua intercessione e col suo esempio di fede invitta e
di umana generosità. San Paolo Ci guidi nello slancio apostolico
dilatato verso tutti i popoli della terra; i Nostri santi Patroni Ci
assistano.
E nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo impartiamo al mondo la Nostra prima, affettuosissima Benedizione
Apostolica.
Domenica 27 agosto 1978
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