Egregi Signori e cari figli,
Siamo
lieti di poter accogliere già nella prima settimana del Nostro
Pontificato una rappresentanza così qualificata e numerosa del « mondo »
delle comunicazioni sociali, riunita a Roma in occasione di due
avvenimenti che, per la Chiesa Cattolica e per il mondo intero, hanno
avuto profondo significato: la morte del Nostro compianto Predecessore
Paolo VI, e il recente Conclave, nel quale è stato imposto sulle Nostre
umili e fragili spalle il formidabile peso del servizio ecclesiale di
sommo Pastore.
Questo gradito incontro Ci permette di ringraziarvi
per i sacrifici e le fatiche che avete affrontato durante il mese di
agosto nel servire l'opinione pubblica mondiale - anche il vostro è un
servizio, importantissimo - offrendo ai vostri lettori, uditori e
telespettatori, con la rapidità e la immediatezza richieste dalla vostra
responsabile e delicata professione, la possibilità di partecipare a
questi storici avvenimenti, alla loro dimensione religiosa, alla loro
profonda connessione con i valori umani e le attese della società di
oggi.
Vogliamo esprimervi in particolare la Nostra
gratitudine per l'impegno da voi posto in questi giorni, nel far meglio
conoscere all'opinione pubblica la figura, l'insegnamento, l'opera e
l'esempio di Paolo VI e per l'attenta sensibilità con cui avete cercato
di cogliere e di tradurre nei vostri innumerevoli dispacci e nei vostri
ampi commenti, come anche nella moltitudine di immagini che avete
trasmesso da Roma, l'attesa di questa Città, della Chiesa Cattolica e di
tutto il mondo per un nuovo Pastore che assicurasse la continuità della
missione di Pietro.
La sacra eredità lasciataci dal Concilio Vaticano II
e dai Nostri Predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI, di cara e santa
memoria, sollecita da Noi la promessa di un'attenzione speciale, di una
franca, onesta ed efficace collaborazione con gli strumenti della
comunicazione sociale, che voi qui degnamente rappresentate. E' una
promessa che volentieri vi facciamo, consapevoli come siamo della
funzione via via più importante che i mezzi della comunicazione sociale
sono andati assumendo nella vita dell'uomo moderno. Non Ci nascondiamo i
rischi di massificazione e di livellamento, che tali mezzi portano con
sé, con le conseguenti minacce per l'interiorità dell'individuo, per la
sua capacità di riflessione personale, per la sua obiettività di
giudizio. Ma sappiamo anche quali nuove e felici possibilità essi
offrano all'uomo d'oggi, di meglio conoscere ed avvicinare i propri
simili, di percepirne più da vicino l'ansia di giustizia, di pace, di
fraternità, di instaurare con essi vincoli più profondi di
partecipazione, di intesa, di solidarietà in vista di un mondo più
giusto ed umano. Conosciamo, in una parola, la mèta ideale verso la
quale ognuno di voi, nonostante difficoltà e delusioni, orienta il
proprio sforzo, quella cioè di arrivare, attraverso la « comunicazione
», ad una più vera ed appagante « comunione ». E la mèta verso la quale
aspira, come ben potete comprendere, anche il cuore del Vicario di
Colui, che ci ha insegnato ad invocare Dio come Padre unico ed amoroso
di ogni essere umano.
Prima
di dare a ciascuno di voi e alle vostre famiglie la Nostra speciale
Benedizione, che vorremmo estendere a tutti i collaboratori degli Enti
di informazione che rappresentate, Agenzie, Giornali, radio e
televisioni, vorremmo perciò assicurarvi della stima che abbiamo per la
vostra professione e della cura che porremo per facilitare la vostra
nobile e difficile missione, nello spirito delle indicazioni del Decreto
Conciliare « Inter Mirifica » e dell'Istruzione Pastorale « Communio et
Progressio ».
In occasione degli eventi di maggior rilievo o della
pubblicazione di importanti Documenti della Santa Sede, voi dovrete
spesso presentare la Chiesa, parlare della Chiesa, dovrete talvolta
commentare il Nostro umile ministero; siamo sicuri che lo farete con
amore della verità e con rispetto della dignità umana, perché tale è lo
scopo di ogni comunicazione sociale. Vi chiediamo di voler contribuire
anche voi a salvaguardare nella società odierna quella profonda
considerazione per le cose di Dio e per il misterioso rapporto tra Dio e
ciascuno di noi, che costituisce la dimensione sacra della realtà umana.
Vogliate comprendere le ragioni profonde per cui il Papa, la Chiesa e i
suoi Pastori devono talvolta chiedere, nell'espletamento del loro
servizio apostolico, spirito di sacrificio, di generosità, di rinuncia
per edificare un mondo di giustizia, di amore, di pace.
Nella certezza di conservare anche nel futuro il
legame spirituale iniziato con questo incontro, vi concediamo di gran
cuore la Nostra Apostolica Benedizione.
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Ed ecco il testo dell'indirizzo d'omaggio
rivolto al Santo Padre da Monsignor Deskur
Beatissimo Padre,
A nome della Pontificia Commissione per le
Comunicazioni Sociali ho l'onore di presentare a Vostra Santità i qui
presenti eccezionalmente numerosi e qualificati giornalisti e operatori
dell'informazione televisiva, radiofonica e fotografica, provenienti da
tutti gli angoli della terra, i quali, accolti ed assistiti dalla Sala
Stampa della Santa Sede, dal Servizio Audiovisivo della Commissione
stessa e dalla Radio Vaticana, hanno cercato di assolvere il difficile
compito di far partecipare l'opinione pubblica mondiale ai luttuosi
avvenimenti della morte e dei funerali del Vostro compianto Predecessore
Paolo VI, e poi alla trepida attesa per l'elezione del nuovo Successore
di Pietro, al gioioso annuncio « habemus Papam »ed infine, al solenne
inizio del Vostro Supremo Ministero.
Grazie alle loro corrispondenze da Roma le pagine di
tutti i giornali, gli schermi delle televisioni e le voci delle radio di
tutto il mondo hanno potuto offrire l'immagine e la figura del nuovo
Papa, diffondendo il Suo primo Messaggio, i Suoi primi insegnamenti, il
sempre nuovo Annuncio del Vangelo di Cristo.
Essi non volevano, né potevano ripartire da Roma
senza aver visto da vicino Giovanni Paolo I, senza aver ascoltato una
Sua prima parola indirizzata proprio a loro, senza aver chiesto una
delle Sue prime Benedizioni per la loro difficile e responsabile
professione, per i loro collaboratori, per le loro famiglie. |