Venerabili Fratelli,
Con grande gioia vi vediamo raccolti intorno a noi
per questo incontro, che abbiamo vivamente desiderato e del quale ora,
grazie alla vostra cortesia, ci è consentito di gustare la dolcezza ed
il conforto. Sentivamo, infatti, impellente il bisogno non soltanto di
rinnovarvi l'espressione della nostra gratitudine per il consenso - che
non cessa invero di sorprenderci e di confonderci - da voi riservato
alla nostra umile persona, ma di testimoniarvi altresì la fiducia che
nutriamo nella vostra fraterna ed assidua collaborazione.
Il peso, che il Signore negli imperscrutabili disegni
della sua provvidenza ha voluto porre sulle nostre fragili spalle, ci
apparirebbe davvero troppo gravoso, se non sapessimo di poter contare,
oltre che sulla onnipotente forza della sua grazia, sulla affettuosa
comprensione e sulla operante solidarietà di Fratelli tanto illustri per
dottrina e per saggezza, tanto sperimentati nel governo pastorale, tanto
addentro nelle cose di Dio e in quelle degli uomini.
Profittiamo,
pertanto, di questa circostanza per dichiarare che contiamo innanzitutto
sull'aiuto di quei Signori Cardinali, che resteranno accanto a noi, in
quest'alma Città, alla direzione dei vari Dicasteri, di cui si compone
la Curia Romana. Gli incarichi pastorali, a cui volta a volta la
Provvidenza divina ci ha chiamati negli anni trascorsi, si sono svolti
sempre lontani da questi complessi organismi, che offrono al Vicario di
Cristo la possibilità concreta di svolgere il servizio apostolico di cui
Egli è debitore a tutta la Chiesa, ed assicurano in tal modo l'organico
articolarsi delle legittime autonomie, pur nell'indispensabile rispetto
di quella essenziale unità di disciplina, oltre che di fede, per la
quale Cristo pregò nell'immediata vigilia della sua Passione(1). Non ci
costa fatica riconoscere la nostra inesperienza in un settore tanto
delicato della vita ecclesiale. Noi ci ripromettiamo, quindi, di far
tesoro dei suggerimenti che ci verranno da così valenti Collaboratori,
mettendoci per così dire alla scuola di chi, per le benemerenze
acquisite in un servizio di così grande importanza, ben merita la nostra
piena fiducia e il nostro riconoscente apprezzamento.
Il nostro pensiero si rivolge, poi, a quanti fra voi,
Venerabili Fratelli, si dispongono a tornare alle loro Sedi episcopali,
per riprendere la cura pastorale delle Chiese, che lo Spirito ha loro
affidato(2), e già pregustano nell'animo la gioia dell'incontro con
tanti loro figli ormai ben noti e teneramente amati. È una gioia,
questa, che a noi non sarà concessa. Il Signore conosce la mestizia che
questa rinuncia ci pone nel cuore. Egli tuttavia, nella sua bontà, sa
temperare l'amarezza del distacco con la prospettiva di una paternità
più vasta. In particolare, Egli ci conforta col dono inestimabile della
vostra cordiale e sincera devozione, nella quale ci pare di sentir
vibrare la devozione di tutti i Vescovi del mondo, uniti a questa Sede
Apostolica con i vincoli saldi di una comunione, che travalica gli
spazi, ignora le diversità di razza, si arricchisce dei valori
autentici, presenti nelle varie culture, fa di popoli distanti fra loro
per ubicazione geografica, per lingua e mentalità, un'unica grande
famiglia. Come non sentirsi pervasi da un'onda di rasserenante fiducia
dinanzi allo spettacolo meraviglioso, che si offre all'assorta
contemplazione dello spirito, stimolato dalla vostra presenza a
protendersi in direzione dei cinque continenti, ognuno dei quali ha in
voi così significativi e degni rappresentanti?
Questa
vostra splendida assise pone sotto i nostri occhi un'immagine eloquente
della Chiesa di Cristo, la cui unità cattolica già commuoveva il grande
Agostino e lo induceva a mettere in guardia i « ramusculi » delle
singole Chiese particolari a non staccarsi « ex ipsa magna arbore quae
ramorum suorum porrectione toto orbe diffunditur »(3). Di questa unità
noi sappiamo di essere stati costituiti segno e strumento(4); ed è
nostro proposito di dedicare ogni energia alla sua difesa ed al suo
incremento, in ciò incoraggiati dalla consapevolezza di poter fare
affidamento sull'azione illuminata e generosa di ognuno di voi. Non
intendiamo qui richiamare le grandi linee del nostro programma, che sono
a voi già note. Noi vorremmo soltanto riconfermare in questo momento,
insieme con tutti voi, l'impegno di una disponibilità totale alle
mozioni dello Spirito per il bene della Chiesa, che nel giorno
dell'elevazione alla porpora cardinalizia ognuno di noi promise di
servire « usque ad sanguinis effusionem ».
Venerabili Fratelli, quando nello scorso sabato ci trovammo di fronte alla
perigliosa decisione di un « sì » che avrebbe posto sulle nostre spalle
il formidabile peso del ministero apostolico, qualcuno di voi ci
sussurrò all'orecchio parole di invito alla fiducia ed al coraggio. Ci
sia lecito ora, fatti ormai Vicario di Colui che lasciò a Pietro la
consegna di « confirmare fratres »(5), ci sia lecito rivolgere a voi,
che vi accingete a riprendere le vostre rispettive mansioni ecclesiali,
l'incoraggiamento a confidare con virile fermezza, pur nel travaglio
dell'ora presente, nell'immancabile aiuto di Cristo, il quale ripete
anche a noi, oggi, le parole pronunziate quando le tenebre della
Passione si addensavano ormai su di Lui e sul primo nucleo dei credenti:
« Confidite, ego vici mundum »(6).Nel Nome di Cristo
e quale pegno della nostra paterna benevolenza, noi impartiamo con
effusione di sentimento a voi, ai vostri collaboratori ed a tutte le
anime affidate alla vostra cura pastorale le primizie della nostra
propiziatrice Benedizione Apostolica.
(1) Cfr.
Io. 17, 11. 21-23.
(2) Cfr.
Act. 20, 28.
(3) S.
AUGUSTINI Epistola 185 ad Bonifacium, 8, 32.
(4) Cfr.
Lumen Gentium, 22, 2; 23, 1.
(5) Luc.
22, 32.
(6 )Io.
16, 33.
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Le parole augurali al Papa del Decano del Sacro
Collegio
Beatissimo Padre,
Con ben comprensibile emozione mi trovo a dover
prendere la parola dinanzi all'augusta Vostra Persona, per rendermi
interprete dei sentimenti del Sacro Collegio Cardinalizio, a breve ora
dalla Vostra felicissima elevazione al Sommo Pontificato.
Siano innanzitutto rese grazie a Dio di aver così
rapidamente provveduto, col responsabile e docile ministero degli
Eminentissimi Elettori, a dare alla sua Chiesa il Pastore Supremo, che
la guidi nel cammino terreno verso le altissime mete indicate
dall'infallibile parola del Divino Maestro Cristo Gesù. Il Signore,
buono e misericordioso, ha così benevolmente consolato il Popolo santo,
improvvisamente colpito, pochissime settimane or sono, da intenso dolore
per la inattesa scomparsa del Papa Paolo VI, che per quindici anni
l'aveva sapientemente e affettuosamente illuminato e diretto con
prezioso magistero e fecondo esempio di vita santa.
A Voi, donatoci con gesto manifestamente
provvidenziale, si dirigono le nostre cordiali felicitazioni,
all'unisono con quelle dell'Episcopato, del Clero, dei Religiosi, delle
Associazioni cattoliche, di tutti e singoli i Fedeli sparsi in ogni
dove, fino ai remotissimi confini della terra: tutti hanno salutato con
esplosione di gioia l'annuncio della Vostra elezione, ed ora
accompagnano i già tanto lieti inizi del Vostro Pontificato con voti
filiali e fervidissime preghiere.
La Chiesa guarda con somma fiducia a Voi, Beatissimo
Padre, col proposito di seguire fedelmente i vostri cenni, nella
sicurezza di essere ognora confermata nella genuinità e integrità della
fede, nel progressivo perfezionamento del vivere cristiano, nella
multiforme disciplinata attività, volta al consolidamento del santo
Regno di Dio e alla prosperità spirituale e temporale dell'umanità.
Così Vi abbiamo ascoltato e compreso con filiale
esultanza già domenica mattina, quando, al termine della Messa
concelebrata nella Cappella Sistina, perdurante il conclave, con i
Cardinali Elettori (con la presenza da Voi benevolmente voluta dei
Cardinali più anziani, che ve ne sono estremamente grati) avete rivolto
per la prima volta l'augusta parola alla Cristianità e al mondo, col
limpido meditato e sicuro annuncio delle linee essenziali del Vostro
programma pontificale, alla luce e nel richiamo del recente Concilio
Ecumenico.
É seguito poi a mezzogiorno il breve, spontaneo e
quanto mai grazioso saluto all'immensa folla che gremiva letteralmente
la piazza di San Pietro, dalla facciata della Basilica alle estremità
del colonnato berniniano; saluto che ha conquistato subito la simpatia
dei presenti e di quanti seguivano il rito da lontano, attraverso i
mezzi televisivi, e che ha confermato i buoni auspici gia intravvisti
nel nome sintetico dei due immediati Vostri Predecessori, da Voi assunto
nell'elezione pontificale.
Se grave è la responsabilità che Vi è stata
addossata, è più grande l'assistenza del Signore, che Vi ha voluto,
senza indugi e quindi con maggiore edificazione, alla successione di
Pietro come Vescovo di Roma e Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica.
Questa persuasione, fondata sulla chiara indefettibile promessa di
Cristo Signore, come infonde serenità al Vostro spirito, così impegna il
Popolo cristiano al dovere di assidua e fervorosa preghiera, perché lo
Spirito Santo sia sempre con Voi, nel magistero e nell'opera della
vostra apostolica universale sollecitudine.
Preghiamo e pregheremo tanto, sempre.
Ed ora, Beatissimo Padre, vogliate largamente
benedire noi qui raccolti intorno alla vostra Cattedra e tutti quanti
sono a noi spiritualmente uniti; benedite il Popolo di Dio e il mondo
intero, esso pure chiamato dalla divina liberalità all'eterna salvezza;
benedite le nazioni vicine e lontane, quelle dell'antica civiltà
cristiana e quelle del mondo che avanza gagliardo e ricco di promesse;
benedite i poveri, i sofferenti, gli umili, l'ardore della gioventù e
tutti i generosi sforzi miranti al trionfo della giustizia, della pace e
della concordia, nella totale affermazione del vero amore, che tutti ci
unisca e tutti ci trasformi nel Nome e per la virtù di Cristo Salvatore.
A Voi, Beatissimo Padre, vita, vita, salute e felicità! |