domenica  26 agosto 2012

LO STRUZZO OLIVER

Uno struzzo austero e autorevole teneva lezione ai giovani struzzi sulla superiorità della loro specie su tutte le altre. «Siamo gli uccelli più grandi e perciò i migliori».

Tutti i presenti esclamarono: «Certo! Certo!» tranne uno struzzo pensieroso, un certo Oliver. «Noi non voliamo all'indietro come il colibrì» disse a voce alta. «Il colibrì perde terreno» replicò lo struzzo anziano. «Noi progrediamo, andiamo avanti». «Certo! Certo!» esclamarono tutti gli altri struzzi, tranne Oliver.

«Facciamo le uova più grandi e perciò le migliori» continuò l'anziano maestro. «Le uova del pettirosso sono più belle» disse Oliver. «Dalle uova di pettirosso escono solo pettirossi» replicò l'anziano struzzo. «I pettirossi si dedicano solo ai vermi dei prati e basta!».

«Certo! Certo!» esclamarono tutti gli altri struzzi, tranne Oliver.

«Noi camminiamo su quattro dita mentre all'uomo ne occorrono dieci» rammentò l'anziano struzzo ai suoi allievi.

«Ma l'uomo può volare stando seduto e noi non voliamo affatto» commentò Oliver.

L'anziano struzzo lo squadrò con occhi severi. «L'uomo vola troppo in fretta per un mondo che è rotondo. Presto raggiungerà se stesso con un gran cozzo posteriore, e l'uomo non saprà mai che ciò che l'ha colpito da dietro è stato l'uomo».

«Certo! Certo!» esclamarono tutti gli altri struzzi, tranne Oliver. «Poi, in momenti di pericolo, possiamo renderci invisibili cac­ciando la testa nella sabbia» declamò il maestro. «Nessun altro lo sa

fare».  

«Come facciamo a sapere che non ci vedono se non vediamo?» chiese Oliver.

«Cavilli!» esclamò l'anziano struzzo, e tutti gli altri struzzi, tran­ne Oliver, esclamarono: «Cavilli!» senza sapere che cosa significasse.

Proprio in quel momento, maestro e allievi udirono uno strano rombo minaccioso, come un tuono che si avvicinava sempre più. Non era un tuono del cielo ma il rombo di un'immensa orda di roz­zi elefanti in piena carica che, spaventati da nulla, fuggivano alla cieca. L'anziano struzzo e tutti gli altri, tranne Oliver, cacciarono im­mediatamente la testa nella sabbia. Oliver andò invece a ripararsi dietro una gran roccia poco distante e lì rimase, finché quella tempesta di animali fu passata. Quando venne fuori vide davanti a sé una distesa di sabbia, ossa e piume: tutto quanto restava dell'anzia­no maestro e dei suoi allievi. Tanto per essere sicuro, Oliver fece l'appello ma non ebbe risposta fino al proprio nome.

«Oliver» chiamò.

«Presente!» si rispose. E fu l'unico suono nel deserto.

 

Una nave urtò contro gli scogli. I passeggeri furono imbarcati su una grossa scialuppa di salvataggio. Con loro si imbarcarono anche alcuni ufficiali e il pilota della nave. Prima che la scialuppa lasciasse la fiancata della nave arenata, il comandante diede loro un'ultima rac­comandazione: «Ascoltate il pilota, lui sa come si manovra una scia­luppa!».

Una vecchietta mormorò: «Non saprei... Ci ha appena mandati a sbattere contro gli scogli!».

Non subaffittate il cervello a nessuno. Non è l'ampiezza dell'«au­dience» a fare intelligente un'idea. 

           
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