Una comitiva di zingari si fermò al pozzo di un cascinale. Un bambino di
circa cinque anni uscì nel cortile, osservandoli ad occhi sgranati.
Uno zingaro in particolare lo affascinava, un pezzo d'uomo che aveva
attinto un secchio d'acqua dal pozzo e stava lì, a gambe larghe,
bevendo. Un filo d'acqua gli scorreva giù per la barba di fuoco, corta
e folta, e con le mani forti si reggeva il grosso secchio di legno al-le
labbra come se fosse stata una tazza.
Finito che ebbe, si tolse la fusciacca multicolore e con quella si
asciugò la faccia. Poi si chinò e scrutò in fondo al pozzo.
Incuriosito, il bambino si alzò in punta di piedi per cercare di vedere
oltre l'orlo del pozzo che cosa stesse guardando lo zingaro.
Il gigante si accorse del bambino e sorridendo lo sollevò da terra tra
le braccia.
«Sai chi ci sta laggiù?», chiese. Il bambino scosse il capo. «Ci sta
Dio», disse.
«Guarda!», aggiunse lo zingaro e tenne il bambino sull'orlo del pozzo.
Là, nell'acqua ferma come uno specchio, il bambino vide riflessa la
propria immagine. «Ma quello sono io!».
«Ah!», esclamò lo zingaro, rimettendolo con dolcezza a terra. «Ora sai
dove sta Dio».
Non sono capace d'inventare cose nuove
come aeroplani
che si muovono su ali d'argento.
Ma oggi, all'alba,
ho avuto un pensiero,
un pensiero meraviglioso, e le parti più lise
del mio vestito
divennero a un tratto belle,
splendenti per una luce
che cadeva dal cielo.
Il pensiero era questo:
che un piano segreto
è nascosto nella mia mano,
e la mia mano è grande,
grande a motivo di questo progetto.
Che Dio, presente nella mia mano,
conosce il mio segreto,
il progetto di quanto
egli vuol fare per il mondo
mediante la mia mano. |