domenica  8 luglio 2012

IL PRINCIPE INFELICE

Era un principe ricco e potente e il suo popolo era buono e fe­dele. Eppure il principe non era felice. Aveva un carattere impetuo­so e impaziente: era sempre in collera e spesso anche crudele.

Un anno, dichiarò guerra a un paese vicino: a un suo comando le truppe si gettarono nella battaglia, sguainando le sciabole. Com­batterono coraggiosamente e ottennero una grande vittoria, ma nemmeno così riuscirono a soddisfare il loro principe, che conti­nuava ad essere infelice.

Allora dichiarò un'altra guerra. Fu un'altra grande vittoria. E poi un'altra e un'altra ancora. Ma continuava ad essere triste ed anche il popolo lo era.

«Cos'avete?», tuonava cavalcando per le strade sul suo magnifi­co cavallo da guerra. «Perché questa tristezza?».

I sudditi si inchinavano rispettosamente, ma nessuno aveva il coraggio di dirgli la verità: erano così stanchi di guerra, anche se vincevano sempre. Per questo non gli rispondevano.

Sul cader del giorno, mentre il principe cavalcava per la campa­gna, udì un suono lieve, come di pioggerella su un terreno asciutto. Il principe si fermò ad ascoltare.

Si guardò attorno e poi la vide: era una ragazzina che cantava mentre lavorava nel suo giardinetto. Era così indaffarata a se-minare che non si rese conto della presenza del grande principe dietro a lei.

Da principio egli si adirò per non essere stato notato: un princi­pe orgoglioso e potente come lui doveva forse umiliarsi per richia­mare l'attenzione della fanciulla? Ma c'era qualcosa nel suo canto che lo indusse ad aspettare. Dopo un po' tossicchiò e stropicciò i piedi per farsi sentire. La ragazzina si voltò lentamente e vide il prin­cipe nella sua sontuosa veste di seta. Anche il principe la guardò, e incontrando il suo sguardo chiaro e dolce, tutta la rabbia che pro­vava verso il suo popolo silenzioso si sciolse.

La ragazza si alzò in piedi e con un inchino offrì al principe un cestino di semi. Sul momento egli si sentì offeso dal fatto che uno dei suoi sudditi osasse offrirgli un dono così umile, ma poi accettò il cestino. Non disse «Grazie» e nemmeno sorrise, ma semplicemente si allontanò.

Il potente principe era sconcertato, mentre cavalcava lentamen­te verso il palazzo e quella notte dormì con il cestino di semi vicino al cuscino.

Il mattino seguente si svegliò con una sensazione di forza e di energia come quando era pronto a combattere. Ma non c'era nessu­na guerra; non quel giorno. Il principe aveva altri piani.

«Seminare non è lavoro da principi», mormorò mentre prende-va in mano il cestino di semi. «Ma è sempre meglio che combattere contro della gente inerme».

Il popolo rimase stupefatto alla vista del principe che lavorava nei giardini del palazzo. E giorno dopo giorno, settimana dopo set­timana e mese dopo mese egli continuò a coltivare le sue piante, senza curarsi del caldo o del gelo.

Poi, un mattino, arrivò all'improvviso la primavera. Il giardino traboccava di fiori e di profumi; le api ronzavano e gli uccellini cinguettavano, la gente per la strada sorrideva al sole. Ma dov'era il principe? Aveva lavorato tanto per creare quel giardino, perché dunque non veniva a goderselo insieme alla sua gente?

Il principe si era appartato, stringendo in mano un ramoscello in fiore. Mentre lo guardava, grosse lacrime gli rigavano il volto, perché non riusciva a capire come mai la primavera rendesse sempre tutti così felici. Tutti meno lui.

Non lo aveva mai capito, ma quest'anno era diverso: aveva lavo-rato sodo per creare un bel giardino e voleva proprio conoscere il se-greto di quella felicità.

Poi, come in un sussurro, gli sembrò di udire la voce soave della ragazzina. Lo esortava a guardare, a guardare con il cuore i fiori e l'erba, gli uccelli e il cielo, gli insetti affaccendati e la gente ridente. E tutt'a un tratto il principe li vide come non li aveva mai visti prima. Una gioia immensa gli colmò il cuore e vide i colori brillare al sole e sentì il profumo inebriante dei fiori. Per la prima volta si sen­tì veramente felice e si accorse di amare il suo popolo.

 

«O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra» (Salmo 8).

           
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