Il piccolo stagno sonnecchiava perfettamente immobile nella calura
estiva. Pigramente seduto su una foglia di ninfea, un ranocchio teneva
d'occhio un insetto dalle lunghe zampe che stava spensieratamente
pattinando sull'acqua: presto sarebbe stato a tiro e il ranocchio ne
avrebbe fatto un solo boccone, senza tanta fatica. Poco più in là, un
altro minuscolo insetto acquatico, un ditisco, guardava in modo
struggente una graziosa ditisca: non aveva il coraggio di dichiararle il
suo amore e si accontentava di ammirarla da lontano.
Sulla riva a pochi millimetri dall'acqua un fiore piccolissimo, quasi
invisibile, stava morendo di sete. Proprio non riusciva a raggiungere
l'acqua, che pure era così vicina. Le sue radici si erano esaurite nello
sforzo.
Un moscerino invece stava annegando. Era finito in acqua per
distrazione. Ora le sue piccole ali erano appesantite e non riusciva a
risollevarsi. E l'acqua lo stava inghiottendo.
Un pruno selvatico allungava i suoi rami sullo stagno. Sulla estremità
del ramo più lungo, che si spingeva quasi al centro dello stagno, una
bacca scura e grinzosa, giunta a piena maturazione, si staccò e piombò
nello stagno.
Si udì un «pluf!» sordo, quasi indistinto, nel gran ronzio degli
insetti.
Ma dal punto in cui la bacca era caduta in acqua, solenne e imperioso,
come un fiore che sboccia, si allargò il primo cerchio nel-l'acqua. Lo
seguì il secondo, il terzo, il quarto...
L'insetto dalle lunghe zampe fu carpito dalla piccola onda e messo
fuori portata dalla lingua del ranocchio.
Il ditisco fu spinto verso la ditisca e la urtò: si chiesero scusa e si
innamorarono.
Il primo cerchio sciabordò sulla riva e un fiotto d'acqua scura
raggiunse il piccolo fiore che riprese a vivere.
Il secondo cerchio sollevò il moscerino e lo depositò su un filo d'erba
della riva, dove le sue ali poterono asciugare.
Quante vite cambiate per qualche insignificante cerchio nell'acqua.
Ogni cosa che farai oggi è solo un piccolo cerchio nell'acqua, ma
chissà... |