Un beduino, inseguito da feroci nemici, fuggì dove il deserto era più
aspro e le rocce più taglienti. Corse e corse, finché non sentì che il
rumore degli zoccoli dei cavalli che lo inseguivano si era affievolito
e poi spento del tutto.
Solo allora si guardò intorno. Era giunto in una gola paurosa, su cui
incombevano pareti di granito e guglie di scuro basalto. Con enorme
meraviglia scoprì una specie di sentierino che si inerpicava attraverso
la gola.
Lo seguì e dopo un po' si ritrovò all'imboccatura di una profonda
grotta buia. Si infilò nell'oscurità con passo esitante.
«Vieni avanti, fratello».
Lo incoraggiò una voce benevola. Nella penombra, il beduino vide un
eremita che stava pregando.
«Tu vivi qui?», chiese il beduino.
«Certo».
«Ma come fai a resistere in questa grotta, solo, povero, lontano da
tutti?».
L'eremita sorrise.
«Io non sono povero. Ho grandi tesori».
«Dove?».
«Guarda là».
L'eremita indicò una piccola fessura che si apriva in un fianco della
grotta e chiese: «Che cosa vedi?».
«Niente».
«Davvero niente?», domandò l'eremita.
«Solo un pezzo di cielo».
«Un pezzo di cielo: non ti sembra un tesoro meraviglioso?».
Ho letto il racconto di un prigioniero dei nazisti che scriveva tutto
contento alla famiglia semplicemente perché era stato spostato da una
cella con quattro nude mura ad un'altra in cui c'era una apertura in
cima ad una delle pareti, attraverso cui si poteva intravedere il cielo
azzurro al mattino e qualche stella di notte. Questo per lui era un
immenso tesoro.
Noi abbiamo tutta la volta celeste. E guardiamo la tv. |