domenica  4 marzo 2012

LA GROTTA

Un beduino, inseguito da feroci nemici, fuggì dove il deserto era più aspro e le rocce più taglienti. Corse e corse, finché non sentì che il rumore degli zoccoli dei cavalli che lo inseguivano si era affievo­lito e poi spento del tutto.

Solo allora si guardò intorno. Era giunto in una gola paurosa, su cui incombevano pareti di granito e guglie di scuro basalto. Con enorme meraviglia scoprì una specie di sentierino che si inerpicava attraverso la gola.

Lo seguì e dopo un po' si ritrovò all'imboccatura di una profon­da grotta buia. Si infilò nell'oscurità con passo esitante.

«Vieni avanti, fratello».

Lo incoraggiò una voce benevola. Nella penombra, il beduino vide un eremita che stava pregando.

«Tu vivi qui?», chiese il beduino.

«Certo».

«Ma come fai a resistere in questa grotta, solo, povero, lontano da tutti?».

L'eremita sorrise.

«Io non sono povero. Ho grandi tesori».

«Dove?».

«Guarda là».

L'eremita indicò una piccola fessura che si apriva in un fianco della grotta e chiese: «Che cosa vedi?».

«Niente».

«Davvero niente?», domandò l'eremita.

«Solo un pezzo di cielo».

«Un pezzo di cielo: non ti sembra un tesoro meraviglioso?».

 

Ho letto il racconto di un prigioniero dei nazisti che scriveva tutto contento alla famiglia semplicemente perché era stato spostato da una cella con quattro nude mura ad un'altra in cui c'era una apertura in cima ad una delle pareti, attraverso cui si poteva intravedere il cielo az­zurro al mattino e qualche stella di notte. Questo per lui era un im­menso tesoro.

Noi abbiamo tutta la volta celeste. E guardiamo la tv.

           
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