Al fragile tronco di un alberello, il giardiniere legò un robusto palo
di frassino che gli facesse da tutore e lo aiutasse a crescere diritto.
Quando il vento invitava alla danza, l'albero adolescente agitava la
chioma sempre più folta e incominciava a dondolare, e gridava:
«Lasciami, per favore, perché mi tieni così? Guarda tutti gli altri si
lasciano cullare dal vento. Perché solo io devo stare così rigido?».
«Ti spezzeresti» ripeteva inflessibile il palo. «Oppure prenderesti
delle brutte posizioni, diventeresti brutto e stortignaccolo».
«Sei solo vecchio e invidioso, lasciami, ti dico!».
Il giovane albero si divincolava con tutta la sua forza, ma il vecchio
palo resisteva tenacemente, più saldo e ostinato che mai.
Un sera d'estate, annunciato da tuoni e lampi, accompagnato da violente
sferzate di grandine, un uragano si abbatté sulla zona. Ghermito dai
furiosi tentacoli del vento, l'alberello scricchiolava in tutte le
giunture, con la chioma che a tratti sfiorava la terra. Le folate più
forti quasi strappavano le radici dal terreno.
«E' finita» pensava l'alberello.
«Resisti, figliolo!» gridò invece il vecchio palo, che raccolse le forze
ancora presenti nelle annose fibre e sfidò la bufera. Una lotta dura,
lunga, estenuante. Ma alla fine l'alberello era salvo. Il vecchio palo
invece era morto, spezzato in due miserabili monconi.
L'albero giovane capì e cominciò a piangere. «Non mi lasciare! Ho ancora
bisogno di te!». Non ebbe risposta.
Un pezzo di palo era ancora stretto al giovane tronco dal laccio. Come
in un ultimo abbraccio.
Oggi, i passanti guardano meravigliati quel robusto alberello che, nei
giorni di vento, sembra quasi che stia cullando teneramente un vecchio
pezzo di legno secco.
La vita è il dono più incredibile che hai avuto. A quante persone
devi dire grazie? |