| 
		 
		Un boscaiolo non trovava più la sua ascia preferita. Aveva girato tutta 
		la casa, rovistato un po' dappertutto. Niente da fare. L'ascia era 
		sparita. Cominciò a pensare che qualcuno gliel'avesse rubata. 
		
		In preda a questo pensiero si affacciò alla finestra. Proprio in quel 
		momento passava il figlio del suo vicino di casa. 
		
		«Ha proprio l'andatura di un ladro di asce!», pensò il boscaiolo. «E ha 
		anche gli occhi da ladro di asce... E perfino i capelli da ladro di 
		asce!». 
		
		Qualche giorno dopo, il boscaiolo ritrovò la sua ascia preferita sotto 
		il divano, dove lui l'aveva buttata una sera tornando dal lavoro. 
		
		Felice per il ritrovamento, si affacciò alla finestra. Proprio in quel 
		momento passava il figlio del suo vicino di casa. 
		
		«Non ha proprio l'andatura da ladro di asce!», pensò il boscaiolo. 
		«Anzi, ha gli occhi da bravo ragazzo... e anche i capelli!». 
		  
		
		Etichette di ogni tipo, viviamo di etichette. Attaccate sui 
		pantaloni, sulle camicie, sulle scarpe e anche sulla fronte. 
		
		Affibbiamo etichette. Guardiamo il mondo come fosse un teatrino e a 
		ciascuno diamo una parte da recitare: quello è il bello, quella la 
		scema, quello il cattivo, quell'altro il traditore... 
		
		E a decidere se uno deve fare il carnefice o la vittima, il più delle 
		volte è il colore della cravatta. 
		
		Ha detto Gesù: «Non condannate e Dio non vi condannerà. Infatti Dio 
		vi giudicherà con lo stesso criterio che usate voi per giudicare gli 
		altri, vi misurerà con lo stesso metro che usate voi con loro. 
		
		Perché stai a guardare la pagliuzza che è nell'occhio di un tuo 
		fratello, e non ti preoccupi della trave che è nel tuo occhio?» (Matteo 
		7,13).  |