Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con
Dio perché diceva: «Ma chi l'ha detto che ognuno deve portare la sua
croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente
stufo dei miei pesi quotidiani!».
Il Buon Dio gli rispose con un sogno. Vide che la vita degli uomini
sulla Terra era una sterminata processione. Ognuno camminava con la sua
croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo
l'altro.
Anche lui era nell'interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua
croce personale. Dopo un po' si accorse che la sua croce era troppo
lunga: per questo faceva tanta fatica ad avanzare.
«Sarebbe sufficiente accorciarla un po' e tribolerei molto meno», si
disse.
Si sedette su un paracarro e, con un taglio deciso, accorciò d'un bel
pezzo la sua croce. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare
molto più spedito e leggero. E senza tanta fatica giunse a quella che
sembrava la meta della processione degli uomini.
Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però
incominciava la «terra della felicità eterna». Era una visione
incantevole quella che si vedeva dall'altra parte del burrone.
Ma non c'erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini
passavano con facilità.
Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l'appoggiava sui bordi del
burrone e poi ci passava sopra.
Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due
margini del precipizio.
Passavano tutti. Ma non lui. Aveva accorciato la sua croce e ora essa
era troppo corta e non arrivava dall'altra parte del baratro. Si mise a
piangere e a disperarsi: «Ah, se l'avessi saputo...».
Ma, ormai, era troppo tardi e lamentarsi non serviva a niente.
Santa Teresa d'Avila, proprio in un momento di gravi preoccupazioni,
fu colpita da un atroce dolore alle gambe.
Se ne lamentò con Dio: «Signore, dopo tanti guai, mi mancava solo
questo!».
Dio le rispose: «Così, Teresa, io tratto i miei amici».
E lei: «Ora capisco perché ne hai così pochi!». |