Un fedele buono, ma piuttosto debole, si confessava di solito dal
parroco. Le sue confessioni sembravano però un disco rotto: sempre le
stesse mancanze, e soprattutto sempre lo stesso grosso peccato.
«Basta!» gli disse, un giorno, in tono severo il parroco. «Non devi
prendere in giro il Signore. È l'ultima volta che ti assolvo per questo
peccato. Ricordatelo!».
Ma quindici giorni dopo, il fedele era di nuovo là a confessare i suo
solito peccato.
Il confessore perse davvero la pazienza: «Ti avevo avvertito: non ti do
l'assoluzione. Così impari...».
Avvilito e colmo di vergogna, il pover'uomo si alzò.
Proprio sopra il confessionale, appeso al muro, troneggiava un grande
crocifisso di gesso.
L'uomo lo guardò.
In quell'istante, il Gesù di gesso del crocifisso si animò, sollevò un
braccio dalla sua secolare posizione e tracciò il segno
dell'assoluzione: «Io ti assolvo dai tuoi peccati...».
Ognuno di noi è legato a Dio con un filo. Quando commettiamo un
peccato, il filo si rompe. Ma quando ci pentiamo della nostra colpa, Dio
fa un nodo nel filo, che diviene più corto di prima. Di perdono in
perdono ci avviciniamo a Dio.
«Vi assicuro che in cielo si fa più festa per un peccatore che si
converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di
conversione» (Luca 15,7). |