domenica  25 maggio 2014

IL CHIODO

Un mercante aveva concluso ottimi affari alla fiera: aveva vendu­to tutta la merce e la sua borsa era gonfia di pezzi d'oro e d'argento.

Per prudenza voleva rientrare a casa prima del cadere della not­te e decise perciò di mettersi sollecitamente in marcia. Assicurò saldamente la sua borsa alla sella del suo cavallo e poi lo spronò, partendo al galoppo.

Verso mezzogiorno fece tappa in una città. Il palafreniere che aveva accudito il suo cavallo, tendendogli le redini, gli fece notare un particolare:

«Signore, al cavallo manca un chiodo al ferro della zampa po­steriore sinistra!».

«Lascia perdere — sbottò il mercante — per le sei leghe soltanto che mi restano da fare, il ferro terrà benissimo. Ho fretta».

A metà pomeriggio, il mercante sostò a una locanda e fece dare una razione d'avena alla sua cavalcatura. Il valletto che badava alla stalla venne a dirgli:

«Signore, manca un ferro alla zampa posteriore sinistra del vostro cavallo. Se volete, provvedo a ferrarlo».

«Ma no — disse il mercante —, ho molta fretta e la bestia soppor­terà bene le due leghe che mi restano da fare».

Risalì in sella e continuò la strada, ma poco dopo il cavallo cominciò a zoppicare. Non zoppicò a lungo prima di incominciare a vacillare. Non vacillò a lungo prima di cadere e spezzarsi una zampa. Così il mercante fu costretto ad abbandonarlo. Si caricò la borsa sulle spalle, fu sorpreso dalla notte quando la strada si inoltrava in un bosco pericoloso, due malandrini lo derubarono di tutto e arrivò a casa il mattino dopo, pesto e arrabbiato.

«E tutto per colpa di un maledetto chiodo!», concluse.

 

Le catene non tengono unito un matrimonio. Sono i fili, centinaia di piccoli fili, a cucire insieme i coniugi nel corso degli anni. Tanti piccoli fili «da niente». Ma noi abbiamo sempre fretta e spesso ne spez­ziamo qualcuno.

Finché ci sorprende il disastro.

           
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