Un mercante aveva concluso ottimi affari alla fiera: aveva venduto
tutta la merce e la sua borsa era gonfia di pezzi d'oro e d'argento.
Per prudenza voleva rientrare a casa prima del cadere della notte e
decise perciò di mettersi sollecitamente in marcia. Assicurò saldamente
la sua borsa alla sella del suo cavallo e poi lo spronò, partendo al
galoppo.
Verso mezzogiorno fece tappa in una città. Il palafreniere che aveva
accudito il suo cavallo, tendendogli le redini, gli fece notare un
particolare:
«Signore, al cavallo manca un chiodo al ferro della zampa posteriore
sinistra!».
«Lascia perdere — sbottò il mercante — per le sei leghe soltanto che mi
restano da fare, il ferro terrà benissimo. Ho fretta».
A metà pomeriggio, il mercante sostò a una locanda e fece dare una
razione d'avena alla sua cavalcatura. Il valletto che badava alla stalla
venne a dirgli:
«Signore, manca un ferro alla zampa posteriore sinistra del vostro
cavallo. Se volete, provvedo a ferrarlo».
«Ma no — disse il mercante —, ho molta fretta e la bestia sopporterà
bene le due leghe che mi restano da fare».
Risalì in sella e continuò la strada, ma poco dopo il cavallo cominciò a
zoppicare. Non zoppicò a lungo prima di incominciare a vacillare. Non
vacillò a lungo prima di cadere e spezzarsi una zampa. Così il mercante
fu costretto ad abbandonarlo. Si caricò la borsa sulle spalle, fu
sorpreso dalla notte quando la strada si inoltrava in un bosco
pericoloso, due malandrini lo derubarono di tutto e arrivò a casa il
mattino dopo, pesto e arrabbiato.
«E tutto per colpa di un maledetto chiodo!», concluse.
Le catene non tengono unito un matrimonio. Sono i fili, centinaia di
piccoli fili, a cucire insieme i coniugi nel corso degli anni. Tanti
piccoli fili «da niente». Ma noi abbiamo sempre fretta e spesso ne
spezziamo qualcuno.
Finché ci sorprende il disastro. |